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All American Nightmare: Rapimento in California. Una storia vera incredibile nella docuserie Netflix

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23/07/2024 10:52 - Ultimo aggiornamento 23/07/2024 10:52

Ami le storie vere? Questa docuserie Netflix fa al caso tuo. Si intitola All American Nightmare: Rapimento in California e sono veramente in pochi a conoscerne l’esistenza. Eppure questa docuserie impreziosisce ulteriormente il catalogo streaming della piattaforma, offrendo agli spettatori una panoramica esaustiva ed approfondita sulla storia vera di Denise Huskins e Aaron Quinn. Talmente incredibile quanto reale, questa docuserie rientra a pieno titolo tra storia di true crime che tanto sembrano appassionare Bernadette Higgins e Felicity Morris, autrici anche di Il truffatore di Tinder, ispirato a un’altra storia vera. In questo articolo approfondiremo tutti i dettagli del caso per farvi conoscere la storia del rapimento di Denise Huskins, avvenuto a marzo 2015 a Vallejo in California. (Continua a leggere dopo la foto).

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All American Nightmare: Rapimento in California su Netflix: una storia vera

Dopo il debutto di Il truffatore di Tinder, Bernadette Higgins e Felicity Morris tornano con il racconto di una storia vera tradotto in una docuserie All American Nightmare: Rapimento in California divisa in soli 3 episodi, ma in grado di fornire tutti i dettagli sulla storia vera di Denise Huskins e Aaron Quinn. Pensate che Denise è stata soprannominata “the real Gone Girl“, ovvero “la vera Gone Girl“, riprendendo la protagonista del film L’amore bugiardo – Gone Girl di David Fincher, ovvero Amy Dunne (Rosamund Pike). Il motivo? La vicenda ruota intorno a un caso di rapimento, ma con alcune differenze. Correva il 23 marzo 2015 quando Denise Huskins, allora 29enne, è stata rapita da casa sua, a Vallejo, in California. Chi ha avvisato la polizia? Proprio il fidanzato, Aaron Quinn. “Questa è una rapina”, ha riferito l’uomo agli inquirenti raccontando la propria versione dei fatti e specificando che i ladri sarebbero entrati nell’abitazione di notte, lo avrebbero sedato per poi portare via la fidanzata. I sospetti, in ogni caso, sono caduti da subito proprio su Aaron Quinn. Secondo gli inquirenti, la versione dell’uomo non quadrava affatto.
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Il rapimento di Denise Huskins in All American Nightmare: Rapimento in California

Aaron ha denunciato i fatti a distanza di diverse ore dall’accaduto. E questo elemento ha insinuato da subito il dubbio nel corso delle indagini, facendo sorgere un quesito: il rapimento è stato orchestrato dal fidanzato? E se si, perché lo avrebbe fatto? Aaron è stato da subito il primo sospettato e il suo interrogatorio, durato ben 18 ore, non lo avrebbe comunque messo alle strette. L’uomo non ha confessato così come gli inquirenti si sarebbero aspettati. Con il passare dei giorni, però, Denise è ricomparsa e la sua versione avrebbe poi confermato il racconto del fidanzato.
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Il racconto di Denise Huskins

Stando al racconto della giovane, dopo averla inbavagliata e posta nel bagagliaio della macchina di Quinn, i ladri l’avrebbero trattenuta a Huntington Beach per poi chiedere un riscatto al fidanzato stesso, che però in quei giorni non era raggiungibile come volere della polizia. Nel corso dell’interrogatorio, Denise avrebbe raccontato cosa è successo. Drogata, bendata e violentata due volte: anche davanti alla versione della giovane, gli inquirenti hanno nutrito diversi sospetti. La morale della storia? Denise non è stata creduta ed è stata ritenuta complice del fidanzato Quinn.
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“Quello che è successo a noi non dovrebbe accadere a nessuno. Le vittime dovrebbero essere protette, non umiliate pubblicamente. Speriamo che questo risarcimento dia la forza ad altri di parlare e continuare a lottare”Denise Huskins e Aaron Quinn

Il rapimento di Denise Huskins: fuori la verità

C’è voluto del tempo affinché la verità venisse allo scoperto. E questo è stato possibile grazie a Misty Carausu, detective di Dublino. L’agente ha avuto l’acutezza di non chiudere il caso e di trovare alcune strette similitudini tra le dinamiche del rapimento di Denise Huskins ed altri episodi simili che riconducevano a un nome, quello di Matthew Muller, ex-Marine laureato ad Harvard. L’uomo viveva in uno chalet sul Lago Tahoe, dove è stata trovata una pistola finta e del nastro adesivo. Al detective non sono sfuggite le tracce di capelli biondi. Proprio come quelli di Denise Huskins. Così l’ex marine è stato condotto in dipartimento e sottoposto ad interrogatorio. Solo nel 2016 il caso di Denise è stato risolto: Matthew Muller si è dichiarato colpevole. La condanna? Ben 31 anni di carcere, una pena che ancora oggi l’uomo sta scontando nel carcere Federal Correctional Institution a Tucson, in Arizona. La svolta paradossale? Denise ha da subito sostenuto che Matthew non ha potuto agire da solo.
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“Non ho mai incolpato la polizia per essere stata sospettosa o per aver dubitato della mia storia iniziale”, dice Quinn a Tudum. “Credevo scioccamente che avrebbero seguito le prove”. La coppia ha raccontato la loro storia in un nuovo libro intitolato “Vittima F: dalle vittime di reati ai sospettati, ai sopravvissuti“.