“Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“, quattro storie vere raccontate in una docu-serie true crime da vedere tutta d’un fiato. Un totale di cinque episodi per la nuova docu-serie Netflix (Worst Roommate Ever), che potrebbe sconvolgere il vostro mondo ordinario. Quattro storie di vita, quattro vittime, quattro dimensioni che si intrecciano per rivelare quanto la psiche umana sia veramente capace di tutto. Dietro a una facciata di apparente tranquillità può nascondersi il male più profondo: “Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“ ci insegna ad aprire gli occhi e acuire l’intuito. Ecco tutti i dettagli sulle storie vere che la docu-serie ha deciso di portare sul piccolo schermo. (Continua a leggere dopo la foto).
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“Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“, la trama
“Ho paura del mio coinquilino”. Poche parole per un sintesi perfetta che riassume le cinque puntate di “Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“ per la regia di Domini Hofmann. Lo scopo della docu-serie Netflix è quello di dimostrare quanto l’apparenza possa ingannare: truffatori violenti e spietati serial killer possono infatti nascondersi anche nell’animo di chi divide con noi la stessa casa. I cinque episodi raccontano la storia vera di Dorothea Puente, una donna a capo di una pensione per i meno fortunati, disposta a tutto pur di incassare i loro assegni. O ancora, l’omicidio dell’universitaria Maribel Ramos vittima del coinquilino K.C. Joy. Tra le quattro storie vere raccontate anche quella del truffatore Youssef Khater definito “Il maratoneta” e quella dell’ ex coinquiline di Bachman. Ogni racconto rivela una tragica e spietata fine delle vittime designati da personaggi disposti a fare di tutto, persino uccidere.
“Hai tutta la vita davanti a te. Sei carina, hai questa casa, beh, non hai più questa casa. Questa casa è la mia casa”
La docu-serie Netflix “Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“ racconta quattro storie vere
Non sempre il pericolo riposa molto distante da noi. In alcuni casi ci attende proprio dietro la porta della stanza di casa nostra. La docu-serie Netflix racconta con oggettività quattro storie realmente accadute che provano ad affrontare ogni caso senza incentrarsi troppo sulla psicologia dei criminali. Con un linguaggio da inchiesta-reportage, questa docu-serie non nasconde gli incubi che possono abitare un luogo che riteniamo essere il più sicuro al mondo. Ecco le quattro storie vere raccontate nel corso degli episodi.
Dorothea Puente
Nata il 9 gennaio 1929 a Redlands, California, Dotothea Puente ha trascorso un’infanzia difficile caratterizzata da abusi e trascuratezza. Negli anni ’80, Puente arriva a capo della gestione di una pensione a Sacramento, California, allo scopo di accogliere persone anziane e con disabilità a cui venivano promesse assistenza e cura. Ma dietro a una facciata benevola, si è poi celata una donna spietata e manipolatrice. Puente drogava i suoi ospiti, li uccideva e seppelliva i loro corpi nel giardino della sua proprietà. La donna ha proseguito con le uccisioni al solo scopo di riscuotere gli assegni di previdenza sociale e delle pensioni. Il caso venne alla luce solo nel 1988, quando la polizia, indagando sulla scomparsa di un inquilino, scoprì sette corpi sepolti nel cortile della casa di Puente. Arrestata e processata, nel 1993 fu condannata per tre omicidi, anche se si ritiene che le sue vittime fossero molte di più. Dorothea Puente fu condannata all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale e morì in prigione il 27 marzo 2011.
Maribel Ramos
Appena 36 anni e ancora tanti sogni da realizzare per Maribel Ramos, tra cui quello di concludere gli studi universitari dopo una carriera cominciata nell’esercito. La scomparsa della donna è avvenuto nel maggio 2013 a Orange, California. Dopo estenuanti ricerche il cadevere di Maribel fu trovato in una zona rurale vicino a Modjeska Canyon, nascosto sotto alcune foglie e detriti. Ogni indizio ha condotto a un nome, quello di Kwang Chol “K.C.” Joy, un amico intimo e coinquilino di Maribel diventato il principale sospettato delle autorità non appena scoperte le ricerche sospette su internet. “Come nascondere un corpo” o ancora la geografia della zona in cui fu ritrovato il cadavere di Maribel: tutti indizi che poi sono diventate certezze. La motivazione dell’omicidio sembra essere legata a un rifiuto romantico; Joy era innamorato di Maribel e non riusciva ad accettare che lei non ricambiasse i suoi sentimenti. Nel 2014, K.C. Joy fu condannato per omicidio di secondo grado e condannato a 15 anni di carcere.
Youssef Khater
Se Youssef Khater veniva soprannominato “Il maratoneta” un motivo c’è e affonda le radici nelle sue spietate truffe. Nato in Libano, Khater ha vissuto in vari paesi, tra cui Danimarca, Cile e Stati Uniti, adottando diverse identità e storie di copertura per ingannare le sue vittime. Tra i suoi crimini più noti, vi è l’episodio avvenuto in Cile nel 2011, dove Khater, fingendosi un corridore di maratone, attirò l’attenzione raccontando di imprese sportive attraverso cui riuscì ad ottenere denaro e fiducia. Tra le truffe, si annovera anche il tentato omicidio di una turista britannica, Amanda Graham. Dopo averla convinta a investire in una falsa operazione immobiliare, Khater tentò di ucciderla per nascondere le prove della truffa. La attirò in una casa abbandonata, la colpì alla testa e la seppellì viva sotto una pila di detriti. Graham, incredibilmente, riuscì a liberarsi e a fuggire, portando successivamente Khater all’arresto.
Jamison Bachman
Incrociare la strada di Bachman non ha mai portato a nulla di buono. Jamison Bachman si è affermato come avvocato per poi andare incontro a un fallimento di carriera in seguito a una complessa storia di sfratti e problemi legali. L’uomo ha da subto sfruttato le proprie conoscenze del sistema legale per insinuarsi nelle vite delle sue vittime e trasformarle in un incubo. La serialità con cui Bachman ha agito si è rivelata presto la sua stessa trappola. Bachman si presentava come un affittuario educato e rispettabile fino a quando le coinquiline non arrivavano ad avere a che fare con la sua vera natura. L’uomo iniziava a comportarsi in modo aggressivo e intimidatorio e utilizzava la legge a suo favore per evitare lo sfratto. Tra le vittime più note ci sono Alex Miller e Sonia Acevedo. Le testimonianze delle ex coinquiline furono cruciali condurre all’arresto di Jamison avvenuto nel 2017.
Il trailer
Fonti: Netflix