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Cronaca nera, anzi nerissima: documentari e serie true crime su Netflix

28/11/2024 15:15 - Ultimo aggiornamento 12/12/2024 18:23
documentari true crime Netflix

Se siete appassionati del genere crime, su Netflix non trovate esclusivamente serie e film, ma anche documentari – spesso sconcertanti –, i cosiddetti true crime: docuserie che ricostruiscono in maniera approfondita i casi di cronaca nera e nerissima da ogni parte del globo. Storia vere , dunque. Assai di recente, ad esempio e per limitarci alle vicende italiane, la triste storia di Elisa Claps, come già nel caso di Yara Gambirasio e di Emanuela Orlandi, è stata al centro di una recente uscita sulla piattaforma, pur trattandosi di una vera serie tv in luogo di un documentario. Ecco i 26 più importanti titoli ispirati a (tragiche) storie vere.

documentari true crime Netflix

I documentari e serie true crime su Netflix

documentari true crime Netflix

La serie è composta da 5 episodi, ma è solo il primo capitolo di un progetto più ampio. Infatti, a luglio 2024, è uscita la nuova stagione intitolata Homicide: Los Angeles, ce vedremo più avanti. La docuserie offre uno sguardo approfondito e coinvolgente sul mondo investigativo e giudiziario, con una trama avvincente che tiene gli spettatori sulle spine: ben sapendo che è tutto vero. Tra i casi analizzati, spicca quello del serial killer  Joel Rifkin, che negli anni Novanta seminò il terrore a New York, compiendo una serie di brutali omicidi che lasciarono sgomenta l’opinione pubblica. La docuserie approfondisce non solo il modus operandi del killer, ma anche le indagini che portarono alla sua cattura, offrendo un quadro completo delle difficoltà affrontate dagli investigatori per fermare una scia di violenza senza precedenti.
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Ogni episodio è dedicato al leader di una setta che negli anni ha terrorizzato in particolar modo l’America, mostrare quindi come le realtà vengono distorte e come questi fantomatici leader spirituali riescano ad avere potere su menti alle volte troppo deboli e manipolabili, creando un vero e proprio culto personale. Ovviamente tra i più conosciuti ricordiamo il già citato Charles Manson, che vede anche nella nostra immagine di copertina, famoso – famigerato – non solo per essere uno dei capi di una setta, ma anche per l’orrendo massacro di Cielo Drive, che ordinò alla sua Family e in cui venne brutalmente trucidata Sharon Tate, moglie del regista Roman Polanski, all’ottavo mese di gravidanza.
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Il 26 dicembre del 1996 I genitori di JonBenét Patricia Ramsey, mini-reginetta di bellezza di soli 6 anni, si accorsero che era scomparsa. Di lei non rimaneva altro che una richiesta di riscatto trovata al piano di sotto dell’abitazione. Lo stesso giorno, però, solo qualche ora dopo, il padre ritrovò il corpo della figlia senza vita nella cantina di casa, scoprendo così che la figlia non era stata rapita, ma aggredita sessualmente e brutalmente uccisa. La serie racconta il pessimo lavoro svolto dalla polizia: i passi falsi degli inquirenti, così come il battage mediatico, hanno intralciato il caso dell’omicidio di JonBenét Ramsey. Questa docuserie definitiva racconta la decennale ricerca di giustizia, con l’ombra oscura e aberrante della pedofilia che si staglia, rivoltante, sullo sfondo.
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Monsters: The Lyle and Erik Menéndez Story

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Se Dahmer, di cui ci occuperemo in seguito, ha superato 1 miliardo di ore di visione in due mesi, con questa serie tv lo stesso ideatore e regista, Ryan Murphy ha deciso di esplorare la controversa vicenda dei fratelli Menéndez, Lyle ed Erik, condannati per l’omicidio dei loro genitori, José e Kitty, avvenuto nel 1989. La storia dei fratelli Menéndez, Lyle ed Erik, ha scosso l’America negli anni ’90, diventando uno dei casi di cronaca nera più discussi e controversi di sempre. José Menéndez, un imprenditore di successo di origine cubana, e sua moglie Kitty, furono brutalmente assassinati nella loro villa a Beverly Hills il 20 agosto 1989Lyle ed Erik, all’epoca rispettivamente di 21 e 18 anni, furono inizialmente considerati vittime sopravvissute al crimine. Tuttavia, dopo mesi di indagini e una confessione da parte di Erik durante una seduta di psicoterapia, i due furono arrestati e successivamente processati. Durante il processo, i fratelli affermarono di aver ucciso i genitori per legittima difesa, sostenendo di essere stati vittime di abusi fisici, emotivi e sessuali da parte del padre. La confessione ha diviso l’opinione pubblica: inffatti se da un lato c’era chi credeva che i fratelli avessero agito per sfuggire a un ambiente familiare terribile, dall’altro c’era chi riteneva che i Menéndez avessero orchestrato gli omicidi per ereditare la considerevole fortuna dei genitori. Dopo un processo senza verdetto nel 1993 ne arrivò un secondo nel 1996: ergastolo per omicidio di primo grado senza condizionale.
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Attraverso testimonianze esclusive e registrazioni mai ascoltate prima, il caso viene rianalizzato, offrendo una nuova prospettiva su uno dei crimini più scioccanti della storia recente, 900 giorni senza Anabel racconta la drammatica vicenda del sequestro di Anabel Segura, una giovane donna spagnola rapita nel 1993 in pieno giorno mentre faceva jogging in un quartiere di Madrid. Quello che inizialmente sembrava un caso di riscatto come tanti altri si trasforma in una lunga odissea di 900 giorni, durante i quali la famiglia e le autorità vivono tra la speranza e il terrore. La docuserie analizza non solo i dettagli dell’indagine, ma dà anche spazio a nuove prove, come registrazioni audio inedite con le voci dei rapitori, che offrono un inquietante spaccato della loro mentalità e delle dinamiche del crimine. Gli episodi esplorano le difficoltà della polizia, le conseguenze sulla famiglia Segura e l’impatto che questo caso ha avuto sull’opinione pubblica spagnola.
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Composto da testimonianze avvincenti, filmati con body-cam e ricostruzioni animate, la serie rivela le storie inquietanti di relazioni mostruose del passato, con scioccanti racconti di tradimenti, violenze e inganni. Si tratta di un’indagine approfondita nei casi più inquietanti di relazioni finite male. Tradimenti, violenza, ossessioni: questa docuserie farà riflettere sulla fragilità dei legami affettivi e sulla pericolosità di alcune persone. la serie si focalizza su quattro storie vere di ex che si sono rivelati essere degli incubi viventi. Attraverso un racconto costruito con chiamate ai servizi di emergenza, interviste alle vittime e filmati originali delle forze di polizia intervenute, Worst Ex Ever esplora come rapporti un tempo pieni di amore e speranza siano degenerati in situazioni che hanno messo in pericolo la vita delle persone coinvolte. 
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“Ho paura del mio coinquilino”. Poche parole per un sintesi perfetta che riassume le cinque puntate di Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore per la regia di Domini Hofmann. Lo scopo della docu-serie Netflix è quello di dimostrare quanto l’apparenza possa ingannare: truffatori violenti e spietati serial killer possono infatti nascondersi anche nell’animo di chi divide con noi la stessa casa. I cinque episodi raccontano la storia vera di Dorothea Puente, una donna a capo di una pensione per i meno fortunati, disposta a tutto pur di incassare i loro assegni. O ancora, l’omicidio dell’universitaria Maribel Ramos vittima del coinquilino K.C. Joy. Tra le quattro storie vere raccontate anche quella del truffatore Youssef Khater definito “Il maratoneta” e quella dell’ ex coinquiline di Bachman. Ogni racconto rivela una tragica e spietata fine delle vittime designati da personaggi disposti a fare di tutto, persino uccidere.
Leggi la scheda completa ► “Worst Roommate Ever – Convivere nel terrore“, la docu-serie TRUE CRIME racconta quattro (spietate) storie vere

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La serie è incentrata sulla figura di Jeffrey Dahmer, conosciuto anche come “il mostro di Milwaukee” o “il cannibale di Milwaukee”. Tutto ha inizio dall’infanzia difficile di un giovane ragazzo statunitense che, vittima di bullismo e spettatore delle violente litigate tra i genitori, compie il suo primo omicidio ad appena 18 anni. In 13 anni, dal 1978 al 1991, Dahmer si rende colpevole dell’uccisione di ben 17 giovani ragazzi, dopo ore di violenze e di vessazioni. Ad interpretare Dahmer c’è Evan Peters che con la sua interpretazione clamorosa nei panni del serial killer si è aggiudicato il Golden Globe.
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Trucchi e trasvestimenti hanno sempre fatto parte del gioco: Scott Scurlock ha compreso fin dall’inizio cosa occorreva per portare a segno colpi di un certo calibro. La sua missione? Rapinare le banche e servirsi di un ottimo nascondiglio per ritrovare rifugio dopo le rapine. Il documentario Netflix, attraverso un montaggio di interviste di vecchi complici e amici di Scurlock, oltre che alle testimonianze dei giornalisti che hanno seguito le vicende di quegli anni, mira a fare conoscere al pubblico la vera storia del più grande e astuto rapinatore del mondo. Classe 1955, Scott Scurlock soprannominato “il bandito di Hollywood”, dopo gli studi in medicina ha avviato un’attività di spaccio di metanfetamine per poi dedicarsi alle rapine in banca. Il canovaccio seguito da Scott era sempre lo stesso, eppure sempre diverso di colpo in colpo. Proprio come nel film “Point Break”, l’uomo ha saputo raggirare per anni le autorità. Tra il 1992 e il 1996, Scott Scurlock rubò circa 2,3 milioni di dollari indossando una serie di elaborati travestimenti che gli permisero di confondere puntualmente la polizia. 
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Di cosa parla la miniserie francese? In 8 episodi la miniserie a taglio documentaristico mira a ripercorrere la tragedia giudiziaria avvenuta nella storia recente della Francia, gettando nuova luce sugli eventi che hanno scosso la città di Outreau nonché l’opinione pubblica mondiale nei primi anni 2000. Il caso Outreau ha infatti assunto rapidamente proporzioni nazionali non appena aperto il fascicolo di indagine sul caso di pedofilia all’interno di una famiglia del nord della Francia. Un nome tra tutti ha spiccato nel corso dell’indagine, quello del giovane giudice Burgaud, che ha iniziato a coinvolgere un numero sempre maggiore di abitanti della zona. La vicenda si è ben presto trasformata in una caotica spirale giudiziaria segnata da errori investigativi e accuse infondate; un difficile caso davanti a cui la giustizia ha anche fatto i conti con una schiacciante carenza di prove concrete e che ha mandato in frantumi le vite di molti innocenti.
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L’omicidio della sventurata Elisa Claps, come in molti ricorderanno, fu una tragica vicenda di cronaca nera – nerissima – che vide vittima una studentessa di Potenza di 16 anni. Scomparve nella sua città il 12 settembre 1993 e se ne persero le tracce per diciassette anni, fino a quando il suo cadavere venne rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 marzo 2010.  In questo caso, l’approccio non è documentaristico e, per quanto didascalica, si tratta di una serie Tv in piena regola, anzi una miniserie, diretta da Marco Pontecorvo. La miniserie in 6 episodi, già trasmessa su Raiuno nel 2013, segue il viaggio straziante e determinato della stessa famiglia Claps, concentrandosi in particolare su Gildo, il fratello di Elisa, e la madre Filomena.
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Si è parlato, e tuttora infervora il dibattito in merito alla docuserie che ha provato a riconsiderare la verità ufficiale sull’omicidio di Yara Gambirasio, il cui corpo fu trovato ormai privo di vita il 26 febbraio 2011. La serie documentaristica, divisa in cinque episodi, analizza dettagliatamente le indagini e le prove, evidenziando le lacune e le incongruenze che potrebbero mettere in discussione la colpevolezza di Massimo Bossetti. Nello specifico la docuserie ha incluso un’intervista esclusiva realizzata da Carlo Gabardini nel carcere di Bollate proprio a Massimo Bossetti, offrendo una prospettiva diversa sul caso e sull’uomo che continua a proclamarsi innocente.
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Correva il 2010 quando Jennifer Pan mise in piedi un piano crudele e calcolato nei minimi dettagli. Il suo scopo? Uccidere i suoi genitori adottivi. La giovane studentessa decise di coinvolgere alcuni suoi conoscenti nel crudele complotto che non poteva che avere conseguenze devastanti. E infatti il 8 novembre 2010, due uomini armati fecero irruzione nella casa dei Pan a Markham. L’aggressione si rivelò letale per la madre di Jennifer. Il padre rimase gravemente ferito ed entrò in coma. Jennifer affermò di essere stata legata e imbavagliata durante i fatti. Sul caso venne aperto un fascicolo di indagine che condusse, poi, a una verità sconcertante. Infatti le prove raccolte dimostrarono che Jennifer aveva orchestrato l’intero piano, pagando due uomini per commettere l’omicidio.
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la docuserie è divisa in 5 episodi ed è prodotta da Wolf insieme a Tom Thayer, Jane Lipsitz, Dan Cutforth, Nan Strait, Dan Volpe e Adam Kassen. La docu-serie tv esplora i casi di omicidio più brutali e complicati aavvenuti negli ultimi quattro decenni e lo fa raccogliendo le interviste a investigatori, pubblici ministeri e, soprattutto, amici e familiari delle vittime. Dalla storia del leggendario produttore discografico Phil Spector (The Ronettes, The Beatles, Ramones), dichiarato colpevole dell’omicidio di Lana Clarkson, alla misteriosa morte del dirigente della Fox Gavin Smith. Lo stesso creatore di Law & Order, Dick Wolf, celebre per i drammi polizieschi e giudiziari, ha voluto incentrare la narrazione in un documentario di inchiesta in grado di mettere in luce l’altra faccia della nota Città degli Angeli.
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Con un sapiente mix di indagini, procedimenti giudiziari e ampie parti narrative, scopriamo Anna “Delvey”, come si fa chiamare la finta ereditiera tedesca che, forte di un fondo fiduciario di 60 milioni di dollari che ovviamente non esiste, riesce a “scroccare” una vita agiatissima tra la Grande Mela e la California. La protagonista stringerà, dopo l’arresto, un rapporto di amore e odio con la giornalista Vivian, incaricata di seguire la sua storia, passata da megayacht e viaggi stravaganti a una prigione statunitense. Il suo sogno di creare la Anna Delvey Foundation – o almeno questa era la finalità con cui reperiva i fondi–, dunque, naufragherà definitivamente. ShondaLand, la casa di produzione di Shonda Rhimes di cui parleremo a breve, ha acquistato i diritti per raccontare su Netflix la storia di Anna, traendo spunto dall’inchiesta che il New York Magazine dedicò all’intera vicenda.
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La docuserie è composta da soli tre episodi da più di 40 minuti l’uno che raccontano la vita, ma anche la storia che accompagna Vittorio Emanuele. In particolar modo centrale sarà il processo per omicidio in cui era stato coinvolto. Sappiamo più o meno tutti la storia e l’esilio del primogenito del re Umberto di Savoia II che nel 1978 è stato accusato per l’omicidio di Dirk Hamer, ragazzo tedesco di 19 anni. Probabilmente la causa fu la lite per un gommone, ma la docu-serie ricostruisce tramite immagini, video e interviste di repertorio ciò che è realmente accaduto.
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Un personaggio enigmatico, un’assassina con la faccia d’angelo o la vittima di un errore giudiziario? Fatto sta che oggi Amanda Knox, attorno alla quale l’opinione pubblica italiana e americana si è divisa, è libera e negli Stati Uniti è diventata una sorta di star.

Questa storia sembra un film, eppure è tutto vero e sono oramai quarant’anni che l’inquietante ombra del Vaticano (di cui Emanuela era o è una cittadina), così come persino quella della Banda della Magliana, aleggiano su una scomparsa che non ha mai conosciuto una spiegazione. Il documentario, in cui emerge la spasmodica ricerca della verità da parte di Pietro Orlandi, il fratello, e del compianto giornalista Andrea Purgatori, in quattro episodi semina diversi indizi (meglio: prove) e ha avuto il merito di riproporre all’attenzione internazionale la vicenda, stimolando recentemente anche il Vaticano stesso ad aprire finalmente un’inchiesta.

Il misterioso finanziere pedofilo reclutava ragazzine, da condividere con i pervertiti suoi amici. Tutti nomi altisonanti, dal principe Andrea in giù, che provocarono uno scandalo planetario. Nell’isola privata di Epstein ai Caraibi e nel suo lussuoso appartamento newyorkese, assieme alla compagna Ghislaine Maxwell, abusava di giovani ragazze. Finalmente arrestato, è morto in carcere, apparentemente per suicidio. Tutte le tappe della vicenda sono ricostruite nei quattro episodi del documentario.

Athlete A è un documentario statunitense del 2020 che segue un team di giornalisti investigativi di “The Indianapolis Star”, mentre raccontano la storia del dottor Larry Nassar, il medico della nazionale statunitense di ginnastica, che ha aggredito sessualmente le giovani per lunghi 18 anni. Ora è in prigione dal 2017, condannato a 60 anni.

L’orrida, disgustosa e infame pratica della pedofilia si nasconde dietro questo caso che ha sconvolto il mondo nel 2007. Una bambina di neppure 3 anni scomparve nel nulla da una località turistica nell’Algarve, dove era in vacanza con i genitori. Da allora non se ne è più saputo nulla. Il documentario risale al 2019, poi, nell’aprile del 2022, il tedesco Christian Brueckner è stato identificato quale presunto autore del sequestro. Ma i dubbi che non abbia agito da solo sono tuttora molti.

Il documentario approfondisce il terribile caso, risalente al 2018, della famiglia Watts, all’apparenza perfetta, con due bambini, un terzo in arrivo e una coppia felice. Eppure la follia è in agguato: il padre sterminerà l’intera famiglia. Una vicenda raccapricciante.

La vicenda si svolge tra il 2017 e i giorni nostri, un po’ ovunque in giro per l’Europa e si parla d’amore, di lusso, di diamanti, di bugie. Tutto ben orchestrato da un uomo che agganciava le sue prede sul sito d’incontri e le truffava per milioni di dollari, fingendosi un magnate del commercio di diamanti.

Questo documentario del 2022, diretto da Emma Cooper per Netflix, è incentrato sulla vita e la morte prematura dell’attrice americana e icona culturale Marilyn Monroe ed è raccontato attraverso filmati d’archivio e interviste inedite con amici della star, testimonianze inedite che alimentano le numerose teorie su un suicidio piuttosto anomalo.
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Questa docuserie in cinque episodi ci fa “conoscere” alcuni tra i criminali più ricercati al mondo, capaci (sinora) di evitare la cattura nonostante le enormi ricompense e le indagini globali. Un episodio è dedicato a Matteo Messina Denaro, di recente e finalmente catturato dai carabinieri, ma oramai deceduto.

Il 9 Maggio 1997 a Roma, all’interno dell’enorme cittadella universitaria de La Sapienza, la studentessa 22enne Marta Russo viene attinta al capo da un proiettile vagante: morirà in ospedale cinque giorni dopo. Attraverso la lettura dei suoi diari, mai resi pubblici prima, scoprirete la storia della sua vita e quella della sua morte, per la quale nel 2003 fu condannato in via definitiva per omicidio colposo aggravato l’assistente universitario di Filosofia del diritto Giovanni Scattone, mentre un suo collega, Salvatore Ferraro, fu condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale.

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