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Le 10 serie da guardare su Netflix se vi è piaciuto “Monsters”. Solo per stomaci forti

09/11/2024 09:23 - Ultimo aggiornamento 09/11/2024 09:23
serie tv simili monsters netflix

Il grande successo, immediato e trasversale, di Monsters: The Lyle and Erik Menendez Story ha replicato quello già ottenuto dalla prima stagione, incentrata su Jeffrey Dahmer. Queste storie True Crime, quindi terribilmente vere, si confermano tra le più amate dal pubblico dello streaming. Ecco, dunque, le 10 serie tv simili a Monsters da non perdere su Netflix, ma potrebbero essere molte di più: questa è la nostra personale selezione. Ora, non vi resta che fare la vostra scelta. Eccole di seguito, ordinate in ordine cronologico.

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La miniserie Asunta trasporta gli spettatori nel cuore di uno dei fatti di cronaca nera che ha sconvolto la Spagna e il mondo intero. La bambina di origini asiatiche originaria della provincia cinese dell’Hunan – il suo nome originale era Fang Yong – è arrivata in Spagna quando aveva solo un anno, dopo l’accordo di adozione della coppia formata dall’avvocatessa ed ex console di Francia, Rosario Porto Ortega, e dal giornalista Alfonso Basterra Camporro. La trama della miniserie riavvolge il nastro del tempo e racconta la storia vera avvenuta il 21 settembre 2013 quando Rosario Porto e Alfonso Basterra hanno deciso di denunciare la scomparsa della figlia adottiva Asunta, prossima a compiere tredici anni. Purtroppo il cadavere della ragazza è stato ritrovato poche ore dopo vicino a una strada nella periferia di Santiago de Compostela. Dopo aver aperto un fascicolo d’indagine, gli inquirenti sono riusciti a risalire all’identità dei killer, ovvero i genitori stessi della vittima. La sentenza del Tribunale provinciale, poi confermata dal Tribunale Superiore di Xustiza di Galizia e dalla Corte Suprema, ha dichiarato colpevoli Rosario Porto e Alfonso Basterra. Entrambi hanno somministrato alla ragazza, per almeno tre mesi prima di compiere l’omicidio, un farmaco contenente lorazepam, una benzodiazepina che produce sonnolenza e sedazione. La coppia è stata arrestata e il 18 novembre del 2020 Rosario Porto Ortega si è impiccata nella sua cella con la cintura della vestaglia.
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La scomparsa di una ragazzina, in una fredda sera di novembre del 2010, le ricerche, la storia di un’indagine scientifica complessa e mai realizzata prima nel nostro Paese. Poi l’arresto di un presunto colpevole, le testimonianze, le pressioni fatte dalla stampa e per la stampa. Il Caso Yara: Oltre Ogni Ragionevole Dubbio, nuova docuserie in 5 episodi appena arrivata in streaming su Netflix, ripercorre uno dei casi di cronaca nera più rilevanti in Italia negli ultimi vent’anni: la scomparsa e le indagini per risalire all’assassino della tredicenne Yara Gambirasio. Lo fa provando a fare luce soprattutto sulle incongruenze, sulle mancanze degli investigatori e sulle testimonianze dirette dell’uomo che per quel delitto è stato condannato all’ergastolo, Massimo Bossetti. C’era bisogno di un altro progetto che ne parlasse dopo i molti documentari, i podcast e i programmi tv che hanno dato largo spazio alla vicenda? Forse sì, visto che molti aspetti di questo caso rimangono ancora controversi. Ed è proprio su questi che Il Caso Yara, sviluppata e diretta da Gianluca Neri (lo stesso di SanPa: Luci e tenebre di San Patrignano), scritta da Carlo G. Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone.
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Correva il 2010 quando Jennifer Pan mise in piedi un piano crudele e calcolato nei minimi dettagli. Il suo scopo? Uccidere i suoi genitori. La giovane studentessa decise di coinvolgere alcuni suoi conoscenti nel crudele complotto che non poteva che avere conseguenze devastanti. E infatti il 8 novembre 2010, due uomini armati fecero irruzione nella casa dei Pan a Markham. L’aggressione si rivelò letale per la madre di Jennifer. Il padre rimase gravemente ferito ed entrò in coma. Jennifer affermò di essere stata legata e imbavagliata durante i fatti. Sul caso venne aperto un fascicolo di indagine che condusse, poi, a una verità sconcertante. Infatti le prove raccolte dimostrarono che Jennifer aveva orchestrato l’intero piano, pagando due uomini per commettere l’omicidio.
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Si parte dalla scomparsa di Laci Rocha, moglie di Scott Peterson, una donna prossima al parto, sparita la vigilia di Natale del 2002 dalla propria casa di Modesto in California e che sembrava svanita nel nulla, dando luogo a intense ricerche che non poterono che culminare nella scoperta della sua tragica fine: l’anno successivo, infatti, i suoi resti e quelli di suo figlio non ancora nato – che la coppia aveva programmato di nominare Conner – furono scoperti sulle coste della baia di San Francisco; in seguito, Scott fu arrestato e accusato di due capi d’accusa di omicidio. Nel 2004, Scott è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di primo grado di Laci e dell’omicidio di secondo grado del bimbo. Una vicenda tristemente analoga a quella recente di Giulia Tramontano, la giovane donna incinta trucidata dal compagno. La condanna a morte di Scott è stata annullata nel 2020 e, l’anno successivo, l’uomo è stato condannato all’ergastolo senza possibilità di libertà condizionale. Tra filmati d’archivio, ricostruzioni e testimonianze, la docuserie propone anche un’intervista con la mamma di Laci, Sharon Rocha. Come si legge su People Magazine, Rocha ha raccontato di come si sentì quando Scott e sua figlia iniziarono a frequentarsi e di quell’intuito, tipicamente femminile e materno, che in qualche modo presagiva che lui non fosse l’uomo adatto per la figlia. Purtroppo, il rimpianto di non aver impedito il matrimonio la tormenta ancora.
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La docu-serie è divisa in 5 episodi ed è prodotta da Wolf insieme a Tom Thayer, Jane Lipsitz, Dan Cutforth, Nan Strait, Dan Volpe e Adam Kassen. La docu-serie tv esplora i casi di omicidio più brutali e complicati aavvenuti negli ultimi quattro decenni e lo fa raccogliendo le interviste a investigatori, pubblici ministeri e, soprattutto, amici e familiari delle vittime. Dalla storia del leggendario produttore discografico Phil Spector (The Ronettes, The Beatles, Ramones), dichiarato colpevole dell’omicidio di Lana Clarkson, alla misteriosa morte del dirigente della Fox Gavin Smith. O ancora il clamoroso caso di omicidio di una giovane madre di nome Teresa Boudreaux. Dopo Homicide: New York, arrivato all’inizio di quest’anno, lo stesso creatore di Law & Order, Dick Wolf, celebre per i drammi polizieschi e giudiziari, ha voluto incentrare la narrazione in un documentario di inchiesta in grado di mettere in luce l’altra faccia della nota Città degli Angeli.
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Purtroppo, conosciamo tutti la storia vera che ha ispirato la serie italiana: una vicenda raccapricciante, intricata e dolorosa, che ha scosso l’Italia intera ed è rimasta impressa nella memoria collettiva per la sua complessità e per il lungo percorso di ricerca della verità da parte della famiglia Claps, che non si è mai arresa. La miniserie in 6 episodi, già trasmessa su Raiuno nel 2013, segue il viaggio straziante e determinato della stessa famiglia Claps, concentrandosi in particolare su Gildo, il fratello di Elisa, e la madre Filomena. L’omicidio della sventurata Elisa Claps, come in molti ricorderanno, fu una tragica vicenda di cronaca nera – nerissima – che vide vittima una studentessa di Potenza di 16 anni. Scomparve nella sua città il 12 settembre 1993 e se ne persero le tracce per diciassette anni, fino a quando il suo cadavere venne rinvenuto nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza il 17 marzo 2010. Naturalmente il tutto suscitò una clamorosa ondata di indignazione. Le indagini successive appurarono che la morte della giovane avvenne lo stesso giorno della sua scomparsa e identificarono l’assassino in Danilo Restivo, appartenente alla stessa famiglia del politico Franco Restivo, ventunenne all’epoca dell’omicidio; nel periodo in cui la sorte di Elisa Claps era ancora sconosciuta, egli fu giudicato colpevole anche dell’uccisione di una vicina di casa, Heather Barnett, compiuta il 12 novembre 2002 a Londra, ove si era trasferito.
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Un’altra (raccapricciante) storia vera. Tra l’estate del 1976 e quella del 1977, New York fu terrorizzata dagli omicidi del serial killer “il figlio di Sam“, così chiamato dal nome del fantomatico padre assetato di sangue che l’uomo diceva di dover soddisfare in due deliranti lettere rese pubbliche. Dopo un anno di ricerche, la polizia arrestò David Berkowitz, reo confesso di sei omicidi, ma un giornalista di New York, Maury Terry, continuò a indagare sulla presunta rete di satanisti di cui il killer faceva parte, sostenendo l’esistenza di più complici e di una setta potente e pericolosa. Maury Terry è morto nel 2015 a 69 anni, vittima di un infarto e della prostrazione fisica e intellettuale a cui quarant’anni di indagini sugli omicidi del Figlio di Sam l’avevano portato. Prima di morire, ha fatto in tempo ad affidare lo sterminato archivio di documenti raccolti sul caso al produttore e regista Joshua Zeman, il quale ha realizzato per Netflix la docu-serie in quattro episodi.

Per cinque anni, tra il 1975 e il 1980, gli omicidi dello “Squartatore dello Yorkshire” hanno gettato un’ombra oscura sulle vite delle donne nel Nord dell’Inghilterra. Tredici donne sono morte, e per tutti quegli anni la polizia si è data da fare per catturare il vero responsabile. Mostruosità particolarmente efferate che hanno reso noto il colpevole poi acciuffato, Peter Sutcliffe, come The Yorkshire Ripper, ovvero lo Squartatore dello Yorkshire, come detto. Martello, coltello e cacciavite le armi usate dal serial killer inglese per colpire le sue vittime, molte delle quali prostitute. La storia per anni ha fatto discutere sulle modalità cruente e particolarmente efferate del serial killer.

La storia di uno dei personaggi più controversi e inquietanti della cronaca nera americana viene trattata in un’altra grande produzione di Netflix, la docuserie dal titolo originale Conversations with a Killer: The Ted Bundy Tapes: la storia del serial killer Theodore Robert Bundy, detto Ted, che terrorizzò lo stato della California tra il 1974 e il 1978 uccidendo almeno 36 giovani donne. Che cosa ci affascina tanto di questo serial killer? Sicuramente la sua facciata da bravo ragazzo e il netto contrasto con i crimini estremamente perfidi di cui si è macchiato. C’è invero chi critica la serie perché porta lo spettatore ad empatizzare con il mostro: si finisce quasi a fare il tifo per lui. La docuserie è suddivisa in quattro episodi e parte dai primissimi omicidi, fino ad arrivare al processo, con filmati d’archivio e interviste originali, con la voce dello stesso Ted che tanto all’epoca degli omicidi, quanto dopo la pubblicazione della docuserie nel 2019, divenne un vero e proprio sex symbol venerato dalle donne. Nella serie documentario di Netflix ci sono dettagli così crudi e descrizioni agghiaccianti che si consiglia di non vedere le scene da soli. Quello a cui lo spettatore assiste è un vero e proprio viaggio nell’orrore di un uomo accusato di: stupro, omicidio, rapina aggravata, evasione dal carcere, tentato omicidio, occultamento di cadavere, atti di necrofilia e mutilazioni

La docu-serie è dedicata a Henry Lee Lucas, che confessò oltre 600 delitti: “Il serial killer più prolifico della storia”, come è stato definito. Henry Lee Lucas è stato accusato di oltre 300 omicidi irrisolti. L’uomo ne ha confessati un centinaio, compiuti nell’arco di 8 anni, ed è stato condannato per 11 di essi. Ma, forse, non tutti gli omicidi che Lucas ha dichiarato di aver commesso sono stati opera sua e la polizia ha considerato chiusi casi che, invece, avrebbero meritato ulteriori indagini. Da questo assioma si sviluppano le vicende della produzione Netflix.