La docuserie su Yara Gambirasio: scoppia la polemica. Ha fatto il suo debutto su Netflix “Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio”, una docuserie che ha provato a riaccedendere il dibattito sull’omicidio di Yara Gambirasio, il cui corpo fu trovato ormai privo di vita il 26 febbraio 2011. La serie, divisa in cinque episodi, analizza dettagliatamente le indagini e le prove, evidenziando le lacune e le incongruenze che potrebbero mettere in discussione la colpevolezza di Massimo Bossetti.
Nello specifico la docuserie ha incluso un’intervista esclusiva realizzata da Carlo Gabardini nel carcere di Bollate proprio a Massimo Bossetti, offrendo una prospettiva diversa sul caso e sull’uomo che continua a proclamarsi innocente. Il debutto della docuserie Netflix non poteva che sollevare qualche dubbio e sfociare inevitabilmente in polemica. Ecco cosa sta succedendo. (Continua a leggere dopo la foto).
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“Il caso Yara – Oltre ogni ragionevole dubbio” su Netflix
“Era da tanto tempo che aspettavo questo momento. Confermo la mia innocenza e la confermerò fino alla fine”, dichiara Massimo Bossetti nel corso dell’intervista realizzata in vista della docuserie Nerflix. Alcuni dettagli sulla docuserie, scritta e sceneggiata da Carlo Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone, si sono appresi in anteprima sulle colonne del settimanale Oggi poco prima del debutto sulla piattaforma, ovvero prima del 16 luglio.
“Quando ero chiuso in isolamento mi viene a far visita un comandante. Fece portar dentro un foglio bianco, sfila una biro dal taschino e dice: ‘Dobbiamo arrivare a un compromesso. Lei capisce cosa voglio dire? Vuole vedere la sua famiglia o vuole stare qui in questo buco? La smetta, reagisca e metta giù quello che le dico. Io, Bossetti Massimo mi trovavo lì…’. Ho cominciato a capire cosa voleva farmi, presi il foglio e glielo lanciai addosso” , ha aggiunto Massimo Bossetti, sottolineando ulteriormente la propria innocenza ed estraneità alla morte di Yara.
L’uomo, com’è noto, è stato condannato all’ergastolo nel luglio 2016. Le sentenze di condanna furono confermate anche in appello e in Cassazione, rendendo definitiva la sua pena.
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Il caso della docuserie su Yara Gambirasio fa discutere
La docuserie su Netflix è diretta da Gianluca Neri, già noto per “SanPa: luci e tenebre di San Patrignano”, mentre è la scrittura è a firma di Carlo G. Gabardini, Elena Grillone e lo stesso Neri. Come premesso “Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” dà voce all’operaio edile di Malpello, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio. E questo non poteva che sollevare interrogativi e dubbi sul processo e sulle modalità con cui sono state condotte le indagini. Per l’appunto, la docuserie insinua nello spettatore il dubbio che la giustizia possa aver commesso un errore. Il titolo stesso, “oltre ogni ragionevole dubbio”, richiama l’importanza di questo principio nella giustizia penale, evidenziando come i giudici, nonostante i dubbi, si siano basati su prove e indizi per emettere la condanna.
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Il caso Yara Gambirasio: una nuova prospettiva
Quando e in che modo si è sviluppata l’idea del progetto? L’dea è nata nel 2017 e la costruzione del progetto ha rappresentato un lavoro meticoloso di studio e di raccolta dei 60 faldoni dell’inchiesta (oltre 60.000 pagine) e migliaia di ore di materiale video, sintetizzati in 118 minuti di contenuti. Lo scopo della docuserie è di porsi come un documentario di inchiesta per offrire una nuova prospettiva sul caso. A distanza di diversi anni dalla chiusura del caso che ha confermato la colpevolezza di Massimo Bossetti, l’opinione pubblica potrebbe andare incontro ad alcune inevitabili polemiche.
“La sensazione è che volesse raccontare la sua storia dopo averlo sentito fare da altri per anni. Nel momento in cui lo guardi negli occhi è inevitabile che la prima domanda che ti poni è se sei davanti all’assassino di una bambina o a uno che sconta ingiustamente un ergastolo” – Carlo Gabardini sul settimanale Oggi