“La linea verticale”, la storia vera di Mattia Torre. La diagnosi di un tumore, poi il buio: questa miniserie italiana, trasmessa dal 13 gennaio al 10 febbraio 2018 su Rai 3, fa il suo debutto su Netflix. Una storia intensa, commovente, a tratti ironica, che riesce a raccontare la grave malattia direttamente attraverso lo sguardo di un paziente instancabile, autoironico, modello di coraggio e autore di “Boris” e “Figli”, scomparso prematuramente il 19 luglio 2019, a soli 47 anni. “Tra le regole non scritte c’è quella di alzarsi dal letto per riprendersi e dare un segnale al proprio organismo. La linea verticale è la posizione che devi assumere per non mollare, per resistere. Devi vivere in verticale, orizzontale sei morto… verticale sei vivo”, spiegano i protagonisti. (Continua a leggere dopo la foto).
Ti sei perso i titoli nuovi in uscita su Netflix questa settimana? Come sempre, sai che puoi trovare su Netflixmania la lista delle nuove uscite della settimana QUI. Dai anche un’occhiata al nostro elenco aggiornato delle serie tv e film italiani!
La trama
Questa è la storia di Luigi, ma anche di tutti coloro che vivono il buio di una malattia che purtroppo può avere la meglio sulla vita. Il sarcasmo presente nella miniserie “La linea verticale” alleggerisce senza alcun dubbio il punto di vista del paziente Luigi (Valerio Mastandrea) che, non appena scoperta la terribile diagnosi, comincia a riflettere sul proprio funerale. Come scegliere il funerale? Luigi è un uomo di appena 40 anni, marito di Elena e padre di una bambina di sette anni e di un bimbo in arrivo. L’ingresso al reparto di urologia oncologica rappresenta per Luigi l’inizio di un calvario da dover affrontare con coraggio e dignità fino all’ultimo respiro, fino al suo ultimo sorriso.
Il mondo dell’ospedale, il reparto di oncologia, diventa per il paziente Luigi una dimensione da osservare e conoscere attentamente, popolato da medici, infermieri e da altri pazienti che come lui lottano contro la malattia. Esistono alcune regole non scritte, e altre che vengono espressamente modulate in base alle diverse esigenze, tradotte anche in un ultimo desiderio da esprimere. Un saluto, un abbraccio mancato, una realtà che allontana per sempre di propri cari: tanti saranno i personaggi che Luigi incontrerà, che ascolterà e che comprenderà nel profondo del suo animo.
Leggi anche: Storie realmente accadute: ecco la nostra Top 10 delle migliori serie Netflix tratte da storie vere
“In un ospedale, i pazienti sono tutti uguali. Non c’è classe sociale, età, censo, reddito, formazione culturale, orientamento politico o religioso che faccia la differenza. Tutti i pazienti sono dei disgraziati; che siano dirigenti o impiegati, pensionati, disoccupati o criminali, ognuno di loro, ognuno a suo modo, non cerca di distinguersi, di far valere la propria individualità. I pazienti cercano solo una cosa: la salvezza” –Luigi nella serie tv
Info e cast
Titolo originale: La linea verticale
Genere: drammatico
Paese di produzione: Italia
Anno di produzione: 2018
Regia: Mattia Torre
Durata: 8 episodi
Cast: Valerio Mastandrea (Luigi), Greta Scarano (Elena), Babak Karimi (Amed), Giorgio Tirabassi (Marcello), Paolo Calabresi (Padre Costa), Ninni Bruschetta (Barbieri), Barbara Ronchi (Elisa Borghi), Antonio Catania (Policari), Alvia Reale (La caposala), Cristina Pellegrino (Giusy), Elia Schilton (Zamagna), Massimo Wertmüller (Aliprandi), Federico Pacifici (Rapisarda)
Dietro alla macchina da presa, Mattia Torre, autore della celebre serie tv italiana “Boris” e di “Figli”, ma anche autore dell’omonimo romanzo edito da Baldini & Castoldi. Nel cast della miniserie tv un incredibile Valerio Mastandrea nelle vesti del protagonista Luigi. Il candidato undici volte ai David di Donatello e vincitore del premio per ben quattro volte con i film La prima cosa bella, Gli equilibristi, Viva la libertà e Fiore, oltre che essere reduce dal successo di “C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi, ha così spiegato l’emozione di interpretare il ruolo in memoria di Mattia Torre: “Lo sguardo è quello del paziente. Non siamo mai molto abituati, neanche da punto di vista televisivo, a vedere tutto questo. È un aspetto personale molto forte, da quello non scappi”.
Presente nel cast anche molti attori della serie tv “Boris” tra cui Ninni Bruschetta che a proposito del debutto della quarta stagione della fortunata serie tv ha affermato: “La morte di Mattia è stata così prematura da risultare anche inaccettabile. Il lavoro che hanno fatto Luca e Giacomo, e anche per questo sono loro molto grato, ci ha regalato di nuovo la sua presenza. Manca molto come persona, ci vedevamo spesso, e manca in modo atroce come artista. Pensare al genio di Mattia e al fatto di non poterlo avere più è davvero uno strazio. Questo omaggio l’ha fatto ritornare in vita nel nostro cuore, nella nostra memoria e soprattutto nell’arte. È come se effettivamente avesse collaborato a questo progetto ed è anche così, non è soltanto una credenza. Mattia c’è in questo “Boris”“.
Leggi anche: Chi è Romana Maggiore Vergano: vita privata, fidanzato, carriera e curiosità sulla giovane attrice di C’è ancora domani
“La linea verticale” racconta una storia vera?
Come accennato in premessa la miniserie italiana è basata sull’omonimo romanzo di Mattia Torre edito da Baldini & Castoldi e racconta alcune esperienze vissute dall’autore stesso nel corso della sua grave malattia. Il tumore al rene lo ha strappato all’amore dei suoi cari e dei colleghi alla sola età di 47 anni il 19 luglio 2019. Il debutto su Netflix della miniserie “La linea verticale” giunge dopo 5 anni dalla morte di Mattia Torre, autore di commedie teatrali e di programmi televisivi quali “Parla Con me” e della serie cult Boris. Mattia Torre ha riferito a proposito della realizzazione della miniserie: “Partendo da un’esperienza autobiografica, racconta l’avventura ospedialiera del protagonista, ma soprattutto racconta quel mondo, molto diverso da come lo si può immaginare da fuori”. Mattia Torre, che ha vissuto il tumore in prima persona, raccontandolo nel libro come nella miniserie con toni efficaci e veritieri.
E a proposito del tono spesso ironico, Mattia Torre ha confermato: “Credo che la commedia sia un modo per raccontare cose serie e anche cose tragiche”. Mattia Torre ha scritto anche diversi libri, l’ultimo dei quali è “In Mezzo al Mare – Sette atti comici”. Nel 2020, per il film “Figli”, ha vinto un David di Donatello postumo, ritirato commoventemente dalla figlia Emma.
Leggi anche: “Il grande giorno”, la commedia italiana con Aldo, Giovanni e Giacomo è un trionfo di allegria
Mattia Torre, il ricordo della moglie dopo la dolorosa perdita
La moglie di Mattia Torre, Francesca Rocca, ha voluto ricordare così il marito nel corso di un’intervista per Tg24 con il giornalista Gianmaria Tammaro: “Quando Mattia è morto, come spesso succede quando qualcuno muore, dei rapporti si sono persi mentre altri si sono rafforzati ancora di più. E così alcune delle persone che lo frequentavano, che ci frequentavano, sono diventate dei parenti. All’inizio, non glielo nascondo, è stato doloroso. Ma è vero che Mattia è morto per tutti, non solo per me, Emma e Nico; e ognuno ha vissuto la sua morte in un modo particolare e personale. Alcuni si sono allontanati perché non riescono a vedere Nico crescere e diventare sempre più uguale a Mattia, e lo stesso vale per Emma. Altri, invece, ci sono sempre. Ogni 10 giugno, il giorno del compleanno di Mattia, ci riuniamo per stare insieme“.