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“Hereafter” racconta una storia vera? Risponde lo sceneggiatore del film profondo e spiazzante

04/12/2024 20:40 - Ultimo aggiornamento 04/12/2024 20:42
Hereafter

Con un cast di altissimo livello guidato da Matt Damon e la sapiente regia di Clint Eastwood, Hereafter, il film del 2010 recentemente aggiunto al catalogo di Netflix sta conoscendo una nuova popolarità e si sta riproponendo una annosa domanda: ovvero se sia basato su una storia vera. Hereafter suscita tanto interesse e curiosità perché esplora con delicatezza come la morte influenzi vite diverse, in modi unici e inaspettati e dunque, evidentemente, si pone interrogativi piuttosto impegnativi che affascinano l’uomo da sempre.

Ci viene in soccorso una intervista dello sceneggiatore Peter Morgan, che precisa se vi fosse una naturale veridicità nella storia che ha scritto assieme a Eastwood o se si trattasse di finzione. Vediamo assieme cosa ha dichiarato.

Hereafter

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La trama di Hereafter si snoda attraverso le storie di tre personaggi legati dal tema della morte e del desiderio di riconciliazione con ciò che c’è oltre: Marcus, un bambino segnato dalla perdita del fratello gemello, lotta per trovare un senso a quella tragica separazione; George, interpretato da Matt Damon, è un uomo capace di comunicare con i defunti ma tormentato dal peso del suo dono; Marie, la giornalista francese portata in scena da Cécile de France, vive un’esperienza di pre-morte durante lo tsunami che ha devastato l’Oceano Indiano nel 2004. Morgan ha spiegato come questi personaggi siano nati gradualmente nella sua mente: “Il primo a prendere forma è stato il gemello, poi George e infine Marie. Sentivo che le loro storie dovevano intrecciarsi per mostrare quanto la morte possa essere improvvisa e inaspettata, come accade con eventi drammatici come gli tsunami o gli attacchi terroristici”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Hereafter

Pur includendo scene di grande impatto visivo, come lo tsunami o i bombardamenti di Londra, Hereafter non si sofferma essenzialmente sulla spettacolarità, ma si concentra sull’esperienza umana e sulle emozioni. L’intervista cui vi abbiamo accennato, infatti, si concentro dapprima su questo aspetto. Come ha spiegato Morgan rispondendo alle domande di collider.com, “Il punto non era mostrare la distruzione, ma sottolineare che la morte può arrivare in qualsiasi momento e colpire chiunque, in modo inaspettato”. Grazie alla regia magistrale di Eastwood e alle intense interpretazioni del cast, Hereafter diventa una riflessione poetica e universale su ciò che ci lega alla vita e a coloro che abbiamo amato. (Continua a leggere dopo la foto)

Hereafter

Clint Eastwood ha trasformato la sceneggiatura di Morgan in un’opera che non è solo una storia sul confine tra vita e morte, ma un viaggio emotivo capace di esplorare temi come il dolore, la speranza e la ricerca di significato. Grazie alle intense interpretazioni di Matt Damon, Cécile de France e del giovane Frankie McLaren (Marcus), Hereafter invita lo spettatore a interrogarsi sulla propria visione dell’aldilà e sull’importanza delle connessioni umane, anche oltre i confini della vita terrena. Un altro punto di forza del film è la libertà interpretativa che offre al pubblico: “Hollywood spesso tende a controllare ogni aspetto della narrazione. Eastwood, invece, lascia spazio al pubblico per riflettere e dare il proprio significato alla storia”, ha sottolineato Morgan. (Continua a leggere dopo la foto)

Hereafter

In un’intervista esclusiva con Collider, Peter Morgan ha raccontato come l’idea per Hereafter sia nata dalla lettura di “Before I Say Goodbye“, un libro scritto da un giornalista inglese che narra la storia di una donna intenta a mettersi in contatto con la sorella defunta. Morgan ha spiegato: “Questa storia mi ha davvero commosso. Ho pensato: Lascia che ci rifletta un po’. Ed è così che è nata la sceneggiatura”. Il processo creativo, in questo caso, è stato molto diverso rispetto ai precedenti lavori di Morgan, spesso basati su eventi storici reali (Frost/Nixon, la trilogia su Tony Blair). “Scrivere qualcosa di più istintivo ed emotivo, senza schemi troppo rigidi, è stato un esercizio liberatorio”, ha ammesso lo sceneggiatore. Sicché, pur non essendo tratto da una storia vera, Hereafter si nutre di esperienze autentiche, come quella descritta in Before I Say Goodbye, e di riflessioni che toccano corde universali. Questo lo rende un film capace di parlare a tutti, con una sensibilità che trascende il semplice racconto cinematografico.