
C’è una porta che si apre solo nei sogni, una soglia sottile dove i ricordi diventano ombre e le ombre sussurrano verità che preferiremmo non ascoltare. È lì che si muove Zhou Pin-yu, giovane documentarista attratta da un assassino come da un’eco che la chiama da lontano. In quell’istante sospeso tra veglia e incubo, la realtà si incrina e lascia filtrare una luce fredda, tagliente, impossibile da ignorare.
In questa produzione taiwanese appena approdata su Netflix, in bilico tra dramma, storia d’amore e thriller, un giovane si consegna alla polizia confessando di essere un serial killer noto come il “killer del temporale”, ma non rivela mai il movente. Parallelamente, una donna si trova lottare con il proprio senso di colpa e redenzione. Una serie che interroga l’innocenza, la memoria e il desiderio di dimenticare — o forse di essere dimenticati. Una storia romantica e inquietante, nutrita di colpe, visioni e verità sepolte. [TRAILER in fondo]
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In Se non avessi mai visto il sole, i registi Jiang Jizheng e Jian Qifeng costruiscono un mondo in cui la percezione è una materia instabile. Il loro sguardo abbraccia l’eredità del dramma orientale, sospeso tra spiritualità e psicologia, e la fonde con i codici del thriller su Netflix, offrendo una visione che combina realismo emotivo e inquietudine onirica. Taiwan diventa così non solo scenario, ma parte essenziale del racconto
La trama segue Zhou Pin-yu, una giovane documentarista che decide di intervistare in carcere Li Ren-yao, accusato di dieci omicidi. Un incontro imprevisto, che disarma: l’uomo non è il mostro immaginato, ma un enigma che suscita empatia e turbamento. Quella notte, Pin-yu sogna Ren-yao. E da quel momento la sua vita si spezza in due: un lato alla luce del giorno, l’altro immerso in un continuo scivolamento nel buio.

A rendere più complessa la sua ricerca è la figura di Chiang Hsiao-tung, una ragazza in uniforme scolastica che la perseguita come un’apparizione sospesa tra innocenza e orrore. La serie non offre risposte facili: ogni visione, ogni incubo, ogni frammento di memoria conduce a un ulteriore strato di mistero, facendo affiorare lentamente una verità tragica che lega insieme i tre personaggi.
Il cast si muove con intensità calibrata. Tseng Jing-hua dà a Ren-yao una fragilità disarmante, una calma che nasconde un oceano di colpa o forse di innocenza. Chiang Chi, nel ruolo di Pin-yu, attraversa la narrazione come un corpo in bilico: determinata, vulnerabile, smarrita. Accanto a loro, Moon Lee è uno spettro che non appartiene né alla vita né alla morte, perfetta incarnazione del simbolismo emotivo della serie. Completano il quadro Lyan Chen, Umin Boya, Yao Chun-yao, Nic Chiang, Biubiu Chen, Chris Lung, Jake Hsu e Sonia Yuan.
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La regia amplifica questo triangolo inquieto attraverso un’estetica fatta di corridoi bui, riflessi, sogni ripetuti. Le immagini si mescolano come in una pellicola sovraesposta, creando un effetto visivo quasi ipnotico. L’uso della luce diventa un vero linguaggio: ogni bagliore, ogni ombra, ogni tremolio sembra parlare di solitudini che aspettano di essere illuminate, in perfetta sintonia con il titolo ispirato alla poesia di Emily Dickinson, che trovate qui di seguito:
Se non avessi visto il sole
avrei sopportato l’ombra
ma la luce ha reso il mio deserto
ancora più selvaggioPoesia di Emily Dickinson
La serie taiwanese affronta temi universali: la colpa, l’identità, il desiderio di capire ciò che ci attrae e ci spaventa allo stesso tempo. Il titolo evoca proprio questo: la luce come rivelazione, come possibilità di comprendere l’oscurità. E la serie lo fa senza mai perdere il suo tocco romantico, una tensione emotiva che vibra sotto ogni scena, trasformando l’indagine in qualcosa di più intimo e disturbante.

La serie promette di diventare uno dei titoli asiatici più discussi dell’anno su Netflix. Il fascino sta tutto in quel confine in cui amore e terrore sembrano toccarsi, e lo spettatore non può fare altro che restare in bilico con i personaggi, catturato dallo stesso filo invisibile che li unisce. Un viaggio narrativo che rispecchia perfettamente la direzione delle miniserie su Netflix, sempre più coraggiose e ricche di identità.
Data di uscita su Netflix: Parte 1 – 13 novembre 2025; Parte 2 – 11 dicembre 2025
- Titolo originale: Se Non Avessi Mai Visto Il Sole
- Genere: Thriller romantico, mystery
- Paese di produzione: Taiwan
- Anno di uscita: 2025
- Regia: Jiang Jizheng, Jian Qifeng
- Cast principale: Tseng Jing-hua, Chiang Chi, Moon Lee, Lyan Chen, Umin Boya, Yao Chun-yao, Nic Chiang, Biubiu Chen, Chris Lung, Jake Hsu, Sonia Yuan
- Produzione: Team creativo di Someday or One Day guidato da Ma Yiting
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