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Stranger Things: recensione della stagione finale, ovvero quando il mostro è dentro di noi

30/12/2025 15:43 - Ultimo aggiornamento 30/12/2025 15:47
La nostra recensione di Stranger Things 5: la stagione finale vira verso un racconto più adulto e consapevole.

La quinta stagione, l’ultima, di Stranger Things, disponibile su Netflix con la sua Parte II dal 26 dicembre, non è semplicemente l’atto conclusivo di una delle serie più amate degli ultimi dieci anni. È, piuttosto, un gesto consapevole: una scelta narrativa che rinuncia alla comfort zone dell’avventura adolescenziale per abbracciare un racconto di chiusura dal forte valore simbolico, quasi elegiaco. Stranger Things 5 non chiede di essere “guardata” soltanto: chiede di essere interpretata (ma state tranquilli: eviteremo spoiler).

Fin dagli esordi, la serie dei fratelli Duffer ha costruito il proprio mito su un equilibrio delicato: nostalgia anni ’80, orrore alla Steven Spielberg, amicizia, crescita. Ebbene, la stagione 5 decide di spezzare quell’equilibrio. Il risultato è una stagione più cupa, meno incline al divertissement, che sembra voler dire allo spettatore: è finita l’infanzia, e non possiamo far finta di niente. La nostalgia resta, ma perde il suo ruolo consolatorio. Non è più un rifugio emotivo: diventa memoria, e la memoria — lo sappiamo — può fare male.
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La nostra recensione di Stranger Things 5: la stagione finale vira verso un racconto più adulto e consapevole.

Il centro tematico della stagione è il mostro. Ma attenzione: non nel senso classico del termine. Qui la creatura non è più soltanto un nemico da sconfiggere, né un’escalation di orrore rispetto al passato. È, piuttosto,una figura allegorica, quasi astratta, che incarna paure sedimentate nel tempo: il trauma, il senso di colpa, laperdita dell’innocenza. Il messaggio è chiaro, e anche piuttosto radicale: il vero nemico non arriva dall’Upside Down, il Sottosopra, ma nasce da ciò che è statorimosso, ignorato, represso. La quinta stagione suggerisce che nessun portale si apre per caso, e che ogni mostro è, in fondo, una conseguenza di qualcosa.

A differenza delle stagioni precedenti, qui la serie sembra meno interessata alla sorpresa e più alla resa dei conti. Il mostro non rappresenta un nuovo pericolo, ma la somma di tutti quelli precedenti. È la materializzazione narrativa di un passato che chiede di essere affrontato. La narrazione si fa quindi più introspettiva, a tratti persino austera. La leggerezza degli anni iniziali viene messa da parte in favore di un tono più grave, che parla apertamente di fine, di perdita, di accettazione. Non tutti i personaggi “vincono”, e soprattutto non tutto può essere aggiustato.
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La nostra recensione di Stranger Things 5: la stagione finale vira verso un racconto più adulto e consapevole.

È una scelta coraggiosa, ma non priva di rischi. L’allegoria che sorregge Stranger Things 5 è potente, ma in alcuni passaggi sembra prendere il sopravvento sulla concretezza narrativa. Ci sono momenti in cui la serie appare più interessata a significare che a raccontare, sacrificando ritmo e immediatezza emotiva. Alcune sequenze, apertamente discusse anche dal pubblico, hanno diviso proprio per questo: sembrano voler essere “definitive” a tutti i costi, anche a scapito della naturalezza. È il prezzo da pagare quando una serie, consapevole del proprio peso culturale, decide di chiudere non con un botto, ma con una riflessione.

Ed è proprio qui che Stranger Things 5 trova la sua forza più autentica. La stagione non cerca di essere rassicurante. Non promette un lieto fine tradizionale. Racconta la fine di un’epoca e lo fa senza edulcorare il passaggio. Crescere, ci dice la serie, significa affrontare ciò che fa più paura, anche quando non può essere davvero sconfitto. Il confronto finale non è una vittoria netta, ma un atto di consapevolezza. Non si tratta di chiudere una porta, ma di accettare ciò che c’è dall’altra parte.

La nostra recensione di Stranger Things 5: la stagione finale vira verso un racconto più adulto e consapevole.

In definitiva, questo epilogo funziona come una chiusura tematica più che spettacolare. È meno iconica di quanto molti si aspettassero, forse meno “memorabile” sul piano delle singole scene, ma decisamente più adulta. Il mostro resta impresso non per ciò che fa, ma per ciò che rappresenta. Ed è proprio questa scelta a dividere pubblico e critica: per alcuni è una conclusione profonda, coerente e finalmente matura; per altri un finale troppo carico di simbolismo, che rinuncia al puro intrattenimento. In ogni caso, è impossibile restare indifferenti. E, secondo noi, per una serie che ha raccontato la fine dell’infanzia a un’intera generazione, non poteva esserci epilogo più onesto.

La quinta e ultima stagione su Netflix ha visto un rilascio suddiviso in più parti, dalle del mattino: dunque, la prima parte della quinta stagione è disponibile sulla piattaforma dal 27 novembre. La seconda, invece, dal 26 dicembre. Infine, l’ultimo episodio andrà in onda la notte di Capodanno (1 gennaio). L’episodio finale sarà distribuito anche nei cinema, come vedremo nel prossimo paragrafo. ► GUARDA LA SERIE SU NETFLIX

La nostra recensione di Stranger Things 5: la stagione finale vira verso un racconto più adulto e consapevole.

Per la prima volta nella storia di Netflix, un episodio di una sua serie originale arriverà nelle sale cinematografiche come un autentico evento sul grande schermo. Il capitolo finale avrà la forma di un vero film, con una durata superiore ai 90 minuti e una produzione che si preannuncia come la più imponente e spettacolare dell’intera saga.