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Perché siamo attratti da horror e thriller ad alta tensione? La spiegazione scientifica (spiegata in modo semplice)

26/03/2024 13:44 - Ultimo aggiornamento 26/03/2024 13:46

Il genere thriller conosce numerose declinazioni: oggi parliamo di thriller psicologici, spy thriller, legal thriller, thriller horror e così via. Ed è tra i filoni più esplorati dal pubblico di Netflix, nonché uno dei generi più amati dagli spettatori. Discorso analogo per i film (o le serie) horror. C’è anche chi non regge la tensione e non ama affatto i thriller ad altissima tensione, i film adrenalinici e ricchi di suspense e di paura, e se è un discorso talmente soggettivo la ragione risiede, infatti, nelle diverse sensibilità e nel controllo della paura, che ha il suo centro nell’amigdala. In sostanza: si attivano recettori, si sviluppano sinapsi e sensazioni che ci tengono incollati allo schermo, o – all’opposto – una sensazione di rigetto ci fa immediatamente cambiare canale in Tv, o interrompere la visione in streaming. Precisando che chi vi scrive non è uno scienziato, vediamo la spiegazione scientifica del perché il nostro cervello è attratto dai thriller e dagli horror. (Continua a leggere dopo la foto)

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Perché “ci piace” avere paura?

Il sito Unobravo, che rende accessibili all’utente i primi rudimenti della psicologia, pone al lettore questa domanda: “Vi è mai capitato di non voler guardare una scena ma di non poter far a meno di guardarla?”. Se la risposta è sì, ecco perché: la ricerca di emozioni fuori dall’ordinario è la stessa che ci spinge a consumare droghe, a praticare sesso estremo e sadomasochismo; le stesse sensazioni che provano quei matti che praticano il cosiddetto parkour sui tetti dei grattacieli. C’è chi non la regge una cosa del genere, e chi non può farne a meno. Sono tutte pratiche che inondano il cervello di enormi quantità di endorfine e dopamina. Sicché poter confrontarsi con le proprie paure o con ciò che crea repulsione stimola alcune aree del cervello che si collegano anche alla possibilità di sperimentare un certo “piacere cognitivo”, dato dalla possibilità di avvicinarsi in sicurezza all’ignoto, ma senza doverlo realmente affrontare. Quando il pericolo è invece presente e la scena mostra l’evento pauroso centrale, o uno degli eventi, il nostro cervello farà attivare: la corteccia prefrontale; l’amigdala; la corteccia cingolata; l’insula. Un mix esplosivo. Il neurologo statunitense Marvin Zuckerman è il principale autore di questi studi. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli effetti di horror e thriller sul cervello

Secondo Matthew Bezdeck, ricercatore del Georgia Institute of Technology, il cervello soffre di una sorta di visione a tunnel quando vediamo che il protagonista di una serie o di un film è in pericolo. Questo sarebbe la prima alterazione della nostra chimica cerebrale. Per spiegarci meglio, usiamo le stesse parole dello studioso: “Nella corteccia visiva, i neuroni che elaborano ciò che accade sullo schermo si attivano, mentre quelli che ricevono informazioni periferiche diventano insensibili”, afferma il ricercatore. Il secondo cambiamento è legato all’attenzione. Ancora Bezdeck ha introdotto il concetto di “silenzio della rete neurale”, ovvero la suspense porta il cervello a concentrarsi sul film: dimentichiamo ciò che ci circonda e l’unica cosa che ci interessa è sapere cosa accadrà ai protagonisti. Ecco perché, sostiene Matthew Bezdeck come scrive il portale La Mente è Meravigliosa, interviene quasi un meccanismo di controllo mentale (a distanza e differito) nel senso che “i grandi registi sanno come controllare la mente dello spettatore pur ignorando i meccanismi biologici alla base”.

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