Caricato sulla piattaforma Netflix il 27 febbraio, “Io tu noi, Lucio” è stato nella Top Ten dei film più visti per diverse settimane e ancora adesso è tra i più visti in Italia. Il titolo del film italiano (anzi del docufilm biografico, per essere più precisi) su Lucio Battisti, leggendario portavoce di più di una generazione, “Io tu noi, Lucio” è un gioco semantico sul titolo dell’undicesimo album discografico di Battisti “Io tu noi tutti”, pubblicato nel 1977, contenente alcun suoi grandi successi quali Sì, viaggiare e Amarsi un po’. Il regista, Giorgio Verdelli, non è nuovo a questo genere di produzioni: si pensi ai recenti Ezio Bosso: Le cose che restano (2021) e Pino Daniele – Il tempo resterà (2018), anch’essi a metà tra il racconto documentaristico e il docufilm. Verdelli, infatti, è tra i massimi esperti e critici musicali italiani. Anche Mina, Paolo Conte, i Doors, sono stati oggetto dei suoi lavori Io tu noi, Lucio è visibile anche su RaiPlay, essendo stato trasmesso, nel 2020, in occasione del ventiduesimo anniversario della morte, da RaiDue. (Continua a leggere dopo la foto)
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Indice
Io tu noi, Lucio | Il trailer
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Io tu noi, Lucio | Il contenuto
È più corretto parlare di contenuto che di trama. Il docufilm inquadra, dapprima, gli esordi come chitarrista nei “dancing”, come si chiamavano negli anni Sessanta le cosiddette sale da ballo, sino ad arrivare allo storico sodalizio con il paroliere Giulio Rapetti, universalmente noto come Mogol. Musicisti, amici e collaboratori raccontano l’artista, ma anche e soprattutto l’uomo Lucio Battisti. Il lavoro d Giorgio Verdelli è assai composito, ricco, oltre che naturalmente dei filmati d’epoca in cui Lucio Battisti canta i suoi più grandi successi, di interviste a cantanti, attori ed esponenti del mondo dello spettacolo: ciascuno racconta il “suo” Lucio nei 108 minuti di Io tu noi, Lucio. “E’ stato sicuramente il più grande talento che ha espresso la musica italiana” commenta Sonia Bergamasco al principio del film. Sonia Bergamasco conduce il racconto, narrando taluni aneddoti della carriera di Battisti. La grande interprete teatrale e cinematografica è anche diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano. La sua voce narrante, dunque, si alterna alle interviste. C’è l’attore e regista Carlo Verdone che, come noto, è un grandissimo cultore musicale, il quale afferma: “L’Inghilterra ha avuto i Beatles, noi abbiamo avuto Lucio Battisti”. Non mancano i giudizi prettamente tecnici. Ad esempio, Mario Biondi si sofferma sulla capacità di “parafrasare” che aveva Battisti (in coppia con Mogol). Tra i filmati d’epoca, quello di Mina insieme a Battisti, in una apparizione tv sotto le note di “Mi ritorni in mente”. Quella con Mina fu la sua ultima apparizione tv in Italia. Gianna Nannini, Vince Tempera, Tony Cicco, Renzo Arbore e numerosi altri artisti forniscono, nell’opera di Giorgio Verdelli, i propri ricordi personali o le proprie emozioni nel ricordo di Lucio Battisti.
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Io tu noi, Lucio | Le interviste nel documentario
Numerosi i musicisti e le personalità del mondo dello spettacolo che raccontano il “loro” Lucio nelle interviste del documentario. Tra i più noti, citiamo: Sonia Bergamasco (anche voce narrante), Carlo Verdone, Renzo Arbore, Gianna Nannini, Riccardo Scamarcio, Roby Matano, Mario Biondi, Dario Baldan Bembo
Lucio Battisti, la vita e la musica
Nato a Poggio Bustone, piccolo paese in provincia di Rieti, nel 1943, e scomparso a Milano il 9 settembre del 1998, Lucio Battisti ha inciso 17 album, realizzando vendite per ben 25 milioni di dischi, risultando dunque tra i più prolifici e di successo tra i cantautori italiani. Una cosa non nota a tutti è che egli compose pure per altri artisti, anche di caratura internazionale, come Gene Pitney, gli Hollies e Paul Anka. Il lungo sodalizio con Mogol, di cui abbiamo già scritto, fu il segreto del suo successo. Dopo il diploma, si trasferì a Milano, principale zona di attività dei Campioni, la band di Roby Matano di cui era divenuto il chitarrista, e gravitò attorno al club Santa Tecla, allora punto di ritrovo del jazz e della nascente musica rock italiana. Qui fu notato da Christine Leroux, un’editrice musicale di origine francese giunta a Milano negli anni Sessanta, che gli procurò un appuntamento con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol. In Io tu noi, Lucio, mirabile racconto a più voci, emerge anche come la connotazione politica “di destra”, a lungo attribuita a Lucio Battisti, non rispondesse al vero. Sentite Mogol: “Non hai mai parlato di politica in vita sua, non gliene fregava niente”. Gli ultimissimi dischi riportano i testi della moglie, in arte Velezia, e del poeta Pasquale Panella. Dopo aver rivoluzionato le basi del rock italiano, il ritiro dalle scene, un po’ come fu per Mina, ne alimentò il mito. Tra i suoi principali successi, ci limitiamo a citare Ancora tu, Il tempo di morire, Un’avventura, Acqua azzurra, acqua chiara, Il mio canto libero, Emozioni, I giardini di marzo, Anna, La collina dei ciliegi, Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi, Sì, viaggiare, Con il nastro rosa, La canzone del sole, Non è Francesca, Io vivrò – senza te. (Continua a leggere dopo la foto)
Io tu noi, Lucio | Info
. Data di uscita: 10 settembre 2020
. Genere: film-documentario
. Regia: Giorgio Verdelli
. Sceneggiatura: Giorgio Verdelli
. Paese: Italia
. Durata: 108 min
. Musiche: Lucio Battisti
. Produzione: Indigo film
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