Dachau è un documentario storico di produzione polacca, che è visibile su Netflix dallo scorso settembre e, se non lo avete visto, oggi è il giorno adatto. Per non dimenticare, mai, di cosa è capace l’aberrrazione dell’uomo. Il 27 gennaio 1945 è stato il giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, quando per primi i sovietici osservarono con sgomento la raccapricciante realtà dei campi di sterminio nazisti. Quanto di più simile all’inferno in terra. Una data altamente simbolica, dunque, quella di oggi, in cui come ogni anno si celebra il Giorno della Memoria della Shoah. Due giorni dopo venne liberato anche il campo di Dachau, una cittadina della Baviera. Inutile ricordare che, assieme ad altre minoranze etniche e “indesiderabili”, sei milioni di ebrei furono trucidati dai nazisti. Auschwitz è solo il più tristemente noto di migliaia di campi. Dachau era uno di questi, anzi fu il primo campo di concentramento nazista, aperto il 22 marzo 1933 su iniziativa di Heinrich Himmler, il capo delle SS, e servì da “modello” per tutti quelli a seguire. Fu anche il primo a recare, sui suoi cancelli, l’orrida e beffarda scritta Arbeit macht frei. Ancora oggi ci chiediamo come sia stato possibile che un popolo della cultura, storia e levatura come quello tedesco sia stato ipnotizzato dalla follia sterminatrice di una banda di psicopatici. Ecco perché occorre ricordare; ecco il vero senso del Giorno della Memoria. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il trailer di Dachau
Dachau, la scheda
• Data di pubblicazione: 2020; settembre 2022 (Netflix)
• Genere: documentario storico
• Direttore: Kamil Kulczycki
• Durata: 52 minuti
• Lingua originale: inglese (sottotitolato)
• Sottotitoli: Tedesco Greco Francese Croato Italiano Rumeno
• Classificazione: non adatto ai minori di 14 anni
• Paese: Polonia
• Ideatori: Kamil Kulczycki, Maksymillian Kulczycki
• Cast: Andre Bonet, Andrzej Branecki, Pieter Dietz de Loos Jan Bulej, Kacper Zielenkiewicz, Leslaw Kulczycki
Dachau, il documentario
Il documentario ricostruisce la storia del primo campo di concentramento nazista, anche e soprattutto attraverso le interviste ai sopravvissuti e ai familiari dei prigionieri. Cibo razionato, prigionieri che arrivavano a pesare meno di trenta chili, persone morte di stenti, pidocchi. E camere a gas. Il documentario – giustamente – è sconsigliato ai minori di 14 anni, eppure è importantissimo, ora che i sopravvissuti allo sterminio sono giocoforza sempre di meno, che soprattutto le giovani generazioni raccolgano il testimone della memoria di quella che il Fuhrer, Adolf Hitler, chiamava “soluzione finale”, cioè la strategia per eliminare fisicamente ebrei ma anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova e oppositori politici.
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