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Conosciamo (davvero) i nostri ragazzi? Il fenomeno “Adolescence” su Netflix ci spinge a riflettere

25/03/2025 21:23 - Ultimo aggiornamento 26/03/2025 12:28
adolescence riflessioni
Stephen Graham, il giovanissimo Owen Cooper,  Ashley Walters (Foto: IMDb)

Ci sono serie che intrattengono, altre che sorprendono. E poi ci sono quelle che scavano dentro, lasciando una domanda sospesa tra la mente e lo stomaco: conosco davvero le persone che amo? Uscita quasi in sordina e spinta unicamente dal passaparola del pubblico, Adolescence sta riscrivendo le regole della serie contemporanee, ed è da giorni la più vista (anche) in Italia, a danno di produzioni sontuose come – per fare un nome – Il Gattopardo, che difatti ha resistito un solo giorno alla vetta della Top 10 di Netflix nonostante scenari incantevoli e cast da copertina.

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Un invito a guardarsi dentro

Il tema vero non è il crimine. È la crescita; è la confusione emotiva di un’età fragile, in cui tutto è possibile — anche il peggio. La domanda che resta, dopo aver visto l’ultimo episodio, non è “chi è il colpevole?”, ma quali segreti abitano le menti dei nostri ragazzi? L’adolescenza è descritta come caos emotivo, una sorta di roulette esistenziale, in equilibrio fragile tra innocenza e tragedia. Qualcuno potrebbe obiettare che è sempre stato così, eppure non si può negare che questi tempi frenetici e confusi e dominati dai social media (in cui spesso i giovani vivono una vita parallela) possano amplificare tali insidie dettate dall’età, complice un generale decadimento valoriale che non possiamo negare, né tacere.

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Come ha spiegato il regista Stephen Graham in un’intervista a Netflix Tudum, la serie nasce da una profonda inquietudine verso ciò che accade nella società contemporanea, soprattutto tra i più giovani. La miniserie racconta un fatto che, sebbene romanzato, ha l’impatto della cronaca nera più brutale: una ragazza di 13 anni viene uccisa da un coetaneo, e la storia si sviluppa seguendo non tanto l’indagine, quanto le reazioni che quell’evento genera. Il punto di vista cambia episodio dopo episodio: l’arresto, l’interrogatorio, il colloquio psicologico, la reazione della famiglia del colpevole. Non c’è bisogno di effetti speciali, non strizza l’occhio all’algoritmo, non cerca di piacere. Eppure non riesci a smettere di guardarla.
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L’adolescenza è una zona grigia

Non ci sono eroi, né il pathos che, probabilmente, in tale contesto apparrebbe velleitario, e non c’è il pietismo della cronaca nera. C’è solo una narrazione asciutta, implacabile, disturbante nella sua lucidità. Lo spettatore non riceve spiegazioni, ma suggestioni; e dubbi. Il tutto attraverso gli episodi monografici, lunghi circa 50 minuti, girati in piano sequenza: ogni volta un angolo diverso della stessa verità. Il momento chiave dell’intera serie è un semplice colloquio tra il giovane assassino e una psicologa.

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Il colloquio con la psicologa: un test di empatia

La scena è essenziale, quasi teatrale, ma dietro al silenzio, si muove un’intera analisi psicologica: lei gli offre un panino con i sottaceti. Lui non li ama. Lo accetta? Lo rifiuta? Lo mette da parte? Quel gesto, minuscolo, è un test psicologico. Un’intera diagnosi passa da lì. Se lo mangia, ha ceduto. Se lo rifiuta, è ancora chiuso. Se lo mette da parte, è in bilico. E quel dettaglio apparentemente insignificante diventa il centro di gravità dell’episodio. E chi guarda intuisce, senza che nessuno spieghi nulla.

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Adolescence parla più ai genitori che ai ragazzi

Chi resta colpito da Adolescence non sono i giovani, ma gli adulti che li crescono. Perché questa serie non offre risposte, ma coltiva dubbi. I genitori del colpevole si chiedono: è stato qualcosa che abbiamo fatto? O non fatto? È colpa nostra? Ma l’altra figlia è cresciuta bene: allora cosa determina il destino di una persona? È il caso? È genetica, ambiente, disattenzione, sfortuna? Domande a cui la serie non vuole e non può rispondere. Ma che mette lì, come spine sotto la pelle. La serie non cerca di assolvere o accusare. Non offre soluzioni, ma nemmeno cerca giustificazioni. Ti mostra due figli: uno che ha commesso un crimine, l’altro che è una figlia modello. E ti pone una domanda bruciante: cosa determina chi sbaglia e chi no?
Guarda Adolescence su Netflix