
“Spassosissimo!” “Sono morta dalle risate…è un incrocio tra una commedia assurda e un horror non horror” Il film “Cocainorso”, diretto da Elizabeth Banks, è una commedia horror che ha già conquistato il pubblico per la sua trama assurda e splatter: un orso nero, dopo aver ingerito un borsone pieno di sostanza illegale, si lancia in una furia omicida nella foresta della Georgia. Ma per quanto sembri un trip da sceneggiatore impazzito, la storia è ispirata a un fatto realmente accaduto. E sì, la storia vera di Cocainorso è altrettanto folle. Se vuoi sapere tutto sulla trama del film prima di addentrarti nella realtà, leggi la nostra scheda completa qui.

Cocainorso, storia vera: Un orso, un aereo, un paracadute: inizia il delirio
Ecco la storia vera di Cocainorso. Nel settembre del 1985, Andrew Thornton, ex agente antidroga diventato trafficante (e, a quanto pare, anche megalomane), sta pilotando un aereo da trasporto sopra la Chattahoochee National Forest, in Georgia. Il suo carico? Circa 300 milioni di dollari in droga, suddivisi in borsoni dotati di paracadute. Secondo quanto riportato, Thornton era paranoico, forse sotto l’effetto della stessa roba che stava trasportando, e convinto di essere seguito da aerei del governo.
Decide quindi di lanciare il carico nel nulla, mette il pilota automatico e si butta dall’aereo. Ma qualcosa va storto: il suo paracadute non si apre. Lo trovano stecchito nel cortile di un uomo in Tennessee, addosso un outfit degno di Rambo in vacanza a Miami — scarpe Gucci, visore notturno, giubbotto antiproiettile, due pistole, cibo d’emergenza e un borsone strapieno di roba. Manca solo il mojito.

Entra in scena il vero protagonista: un orso curioso (e sfortunato)
Tre mesi dopo, un cacciatore segnala il cadavere di un orso nero in una zona remota della foresta. Vicino al corpo, un paracadute e un borsone squarciato. Quando gli agenti del Georgia Bureau of Investigation arrivano, capiscono subito che l’animale ha trovato qualcosa che non avrebbe mai dovuto assaggiare.
L’autopsia conferma: l’orso, una femmina di circa 80 kg e alta quasi 2 metri, ha assorbito 3-4 grammi di sostanza letale nel sangue, quantità sufficiente a mandarlo all’altro mondo in un batter d’occhio. È probabile che ne abbia ingerita anche di più, ma il suo organismo non ha avuto il tempo di reagire in modo… cinematografico. Nessun massacro, nessuna corsa furiosa nella foresta. Solo un orso sfortunato con un appetito troppo curioso.

Dal fatto di cronaca al mito americano
La storia poteva finire lì, con un rapporto in archivio e un’epigrafe tragicomica. E invece no: la leggenda dell’“orso tossico” ha fatto il giro del paese, tanto che l’animale è stato imbalsamato ed esposto in Kentucky con il soprannome “Pablo EskoBear” (già, sul serio). È diventato una mascotte involontaria e un meme vivente, anzi morto.
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Thornton, nel frattempo, è diventato una figura di culto tra gli appassionati di storie criminali: ha ispirato libri, serie TV e ora anche un film. Il film “Cocainorso” ne reinventa la vicenda in chiave gore-comica, immaginando cosa sarebbe successo se l’orso avesse fatto in tempo a “sentire gli effetti”. Spoiler: nel film, la bestia impazzisce e fa a pezzi tutto ciò che si muove. Nella realtà, però, la parte horror è tutta concentrata sulla stupidità umana.
Cocainorso storia vera: un’epoca di traffici e disastri (e vacche drogate)
La vicenda si inserisce in un contesto più ampio. Negli anni ’80, la Georgia era un punto nevralgico per il traffico aereo di droga. I cartelli sudamericani usavano piccoli aerei per lanciare borsoni in mezzo alle montagne, contando sulla bassa presenza di forze dell’ordine e sull’ingenuità dei locali. Secondo Fran Wiley, l’agente dell’epoca, in un altro caso addirittura una mucca morì dopo aver annusato un borsone aperto in un pascolo.
Il metodo era talmente avanzato che i criminali scioglievano la polvere in liquido, la profumavano all’eucalipto e la spedivano a spa in California. Sì, anche Breaking Bad può imparare qualcosa da questi tizi.
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Fonte: New York Times, Vanity Fair