
Volevo nascondermi è ispirato alla vita vera di Antonio Ligabue, pittore naif dalla storia tormentata, vissuto tra il rifiuto sociale e una creatività fuori dagli schemi. Un personaggio fragile e visionario, che trovò nella pittura l’unico linguaggio possibile. C’è una linea invisibile che collega paesi di provincia, piazze silenziose e chiese antiche: è la stessa che percorre la vita tormentata ma poetica del pittore. Questo articolo è un viaggio tra le location del film su Ligabue, in cui ogni inquadratura diventa tela e ogni strada racconta un frammento di verità.

Ed è proprio in questo paesaggio reale, a volte brutale e a volte fiabesco, che prende forma Volevo nascondermi. Ogni luogo del film è uno specchio del suo animo: una terra che è insieme madre e matrigna, selvatica ma generosa, dura e incantevole. Proprio come lui. Questo biopic ha uno stile visivo che richiama la pittura dell’artista: la fotografia, così come il sonoro, amplificano l’esperienza, restituendo la percezione distorta della realtà che Ligabue aveva. Ora, vediamo assieme tutti questi scenari.
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Le location in Emilia Romagna
L’Emilia Romagna è la culla visiva del film. Qui non solo si svolge gran parte della vicenda, ma prende vita l’immaginario stesso di Ligabue, con i suoi animali selvaggi e le sue esplosioni di colore.
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- Guastalla: In Piazza Mazzini, Ligabue scende dalla sua moto fiammante per parlare con il signor Sassi delle sue nuove opere. È una scena simbolica, di apertura e ambizione.

- Gualtieri: La splendida chiesa di Sant’Andrea accoglie Toni con il suo quadro sotto braccio, in una sequenza carica di commozione. Poco dopo, in Piazza Bentivoglio, subisce l’ennesima derisione: un momento amaro che fotografa l’incomprensione dell’artista da parte della società.

- Reggio Emilia: Due piazze, Piazza Prampolini e Piazza San Prospero, diventano teatro della solitudine di Ligabue, che vaga con il suo lungo cappotto sotto il sole, chiedendosi perché tutti lo fissino. Una metafora perfetta dell’invisibilità e del giudizio.


Lombardia e Trentino: le altre location del film
Oltre all’Emilia, il film si espande verso nord, catturando la bellezza di luoghi più appartati ma altrettanto evocativi. In Lombardia, le scene girate a Viadana e Dosolo (provincia di Mantova) raccontano l’isolamento e la marginalità di Toni, tra campi, fiume e baracche. La cascina dove Ligabue cerca di vendere i suoi quadri durante la fiera di paese si trova a Bugno, piccola frazione del comune di Viadana. Eccola nella foto in basso, alle spalle di Elio Germano.

Il ristorante dove Ligabue incontra i suoi finanziatori e dove ottiene un tavolo riservato esiste ancora oggi, con molti suoi quadri alle pareti: è il ristorante Nizzoli a Dosolo.

In Trentino-Alto Adige, la cittadina di Brunico accoglie alcune riprese ambientate nei momenti più bui della sua esistenza, regalando atmosfere silenziose e montane che amplificano il senso di sradicamento. Infatti, il maso svizzero dove il piccolo Ligabue (Leonardo Carrozzo) cresce con i genitori adottivi si trova in realtà in Alto Adige. Siamo nel Museo provinciale degli usi e costumi di Teodone, frazione di Brunico, in provincia di Bolzano. Eccolo nella foto in basso.

Dove possiamo ammirare i quadri di Ligabue
Puoi vedere le opere pittoriche di Antonio Ligabue in diversi musei e collezioni in Italia, soprattutto nelle zone dove visse e lavorò, in particolare tra Emilia Romagna e Lombardia. Ecco i principali luoghi dove ammirare i suoi quadri: Museo Antonio Ligabue – Gualtieri (RE). Il museo ospita una ricca collezione permanente di opere originali: dipinti, disegni, sculture in terracotta e documenti personali.
È allestito all’interno di Palazzo Bentivoglio, proprio nel paese dove Ligabue visse a lungo e fu chiamato affettuosamente “Toni”; Fondazione Museo Civico – Rovereto (TN). Alcune opere di Ligabue fanno parte di mostre temporanee e collezioni dedicate al primitivismo e all’arte outsider. In Trentino si trovano spesso eventi dedicati all’artista grazie alla forte componente introspettiva e visionaria del suo stile.