In arrivo su Netflix il film “Promises” diretto dalla regista e sceneggiatrice Amanda Stherse e con la partecipazione dell’iconico attore italiano Pierfrancesco Favino nei panni di Alexander. “Promises” è un film di genere drammatico che parla di un amore impetuoso, di un incontro fatale tra un uomo e una donna e che verte l’attenzione sull’intimità maschile. In questo film viene confermata la grande capacità interpretativa di Favino nel recitare destreggiandosi nella lingua straniera. (Scopri il film “Promises” (2021) su Netflix in arrivo sabato 11 marzo 2023)
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“Promises” | Info e cast
- Data: 2021
- Genere: drammatico
- Lingua originale: inglese
- Regia: Amanda Stherse
- Cast: Kelly Reilly (Laura) Pierfrancesco Favino (Alexander) Gaia Scodellaro (Gilda) Kris Marshall (Louis) Jean Reno (Grandpa) Leon Hesby (Young Alexander)
“Promises”: trailer e trama
“Promises” è un adattamento di “Les Promesses” romanzo di Amanda Stherse. La scrittrice infatti, ha scelto di cimentarsi nella regia e nella sceneggiatura del film tratto dal proprio romanzo. Al centro della storia abbiamo Alexander, un uomo, alle prese con un passato difficile ma con un presente, apparente, fatto di equilibrio grazie alla sua famiglia, sua moglie e la sua bambina. Un giorno Alexander incontra una donna, Laura, una gallerista di arte in procinto di sposarsi. Tra i due succede qualcosa, l’attrazione è immediata e la voglia di conoscersi sembra prevaricare su tutto. Alexander e Laura si uniranno in questo legame tormentato caratterizzato da ostacoli continui. Il destino, per loro, è complesso e il film racconta proprio di un amore incompleto, mai vissuto.
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Pierfrancesco Favino e il ruolo di Alexander in “Promises”
L’iconico attore italiano Pierfrancesco Favino in un’intervista rilasciata a SkyTg24 ha spiegato la scelta nell’accettare un ruolo insolito, diverso da quelli a cui è abituato dichiarando: “È vero, sono stato, soprattutto ultimante, chiamato a recitare ruoli di uomini forti, decisionisti, con una leadership di qualche tipo mentre Alexander, uno dei motivi per cui mi è piaciuto molto sin dall’inizio è che non ricalcava questo tipo di mascolinità. In più mi piaceva che questa delicatezza d’animo in qualche modo la trovassi vicina a me, così come mi piaceva moltissimo il fatto che a raccontare quest’uomo con le sue fragilità e le sue contraddizioni, fosse una donna. La regista Amanda Sthers lo fa in maniera molto particolare perché non guarda a quest’uomo in maniera materna e nemmeno come fosse un antagonista. Mi è finalmente sembrato un bel modo per guardare noi ‘maschi‘”.
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