
Tra le luci ovattate di Cortina d’Ampezzo e l’ombra di un lutto mai elaborato, Storia di una notte mette in scena un dramma familiare firmato Paolo Costella, con protagonisti Anna Foglietta e Giuseppe Battiston. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Grand Public e tratto dal romanzo Nelle migliori famiglie, il film è approdato su Netflix il 13 agosto, dopo il debutto nelle sale italiane il 30 aprile 2025, è approdato su Netflix il 13 agosto 2025. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Grand Public, il film prometteva intensità emotiva e grandi interpretazioni. Vediamo come è stato accolto dal pubblico: questa è la recensione originale di Netflixmania, basata sui giudizi dei nostri lettori e arricchita dal parere della critica.
Per tutti i dettagli sulla trama, il cast e la scheda tecnica, potete leggere la scheda completa del film
su Netflixmania.

La nostra recensione
Come già raccontato nella scheda di Netflixmania, Storia di una notte si colloca nel solco del cinema italiano intimista, prediligendo sguardi, gesti e pause alla spettacolarità dell’azione. I commenti raccolti sulla pagina Facebook di Netflixmania e nel post dedicato mostrano però un pubblico diviso, con prevalenza di giudizi critici.
Il nodo più citato è il ritmo: tanti spettatori parlano di lentezza e di “bidone clamoroso”, percependo alcune pause e panoramiche come dilatazioni che indeboliscono la tensione.
Il problema più ricorrente riguarda però l’audio. Diversi lettori lamentano voci troppo basse, pronuncia poco chiara e musiche invadenti che coprono i dialoghi, obbligando spesso all’uso dei sottotitoli. Qualcuno descrive “un brusio bofonchiato” che, unito al volume alto della colonna sonora, rende difficile seguire le conversazioni. Secondo un commento, “questo modo di recitare non rende una scena più intima o drammatica, ti innervosisce e ti fa perdere il senso”. Un lettore ricorda persino le parole di Anthony Hopkins in un’intervista in Italia, quando chiese ai doppiatori di non “borbottare” ma di scandire chiaramente le parole.

La recitazione divide: c’è chi parla di interpretazioni “presuntuose” e di sguardi sospesi prolungati che sottraggono sorpresa, e chi invece salva il lavoro degli attori principali come unico appiglio emotivo. Qualcuno ha percepito il film come “uno spot turistico di Cortina”, altri hanno trovato la visione “veramente noiosa” o “emotivamente difficile”. Non manca però una minoranza che riconosce coerenza tra forma e tema: «A me è piaciuto. Il dolore è lento». In sintesi, un’opera elegante ma divisiva, in cui la cura visiva non sempre si traduce in coinvolgimento narrativo.
Il giudizio della critica
Anche la critica si spacca. HotCorn sottolinea una “grande Anna Foglietta” e un “Giuseppe Battiston formidabile”, lodando anche i giovani interpreti e un finale dalla “aperta ambiguità ” che lascia interrogativi. Sentieri Selvaggi riconosce invece una regia composta e attenta, ma evidenzia una certa rigidità formale e “vuoti” che non sempre si colmano, impedendo al film di sprigionare tutta la leggerezza che contiene.
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