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Alla scoperta de “La scuola cattolica”, sull’orrendo massacro del Circeo. Per non dimenticare mai

22/01/2023 18:00 - Ultimo aggiornamento 25/01/2023 18:32

Se siete ancora indecisi su quale film di genere Crime vedere su Netflix, tra i dieci che vi abbiamo proposto, concentriamo il nostro focus su “La scuola cattolica”, pellicola italiana del 2021, con (tra gli altri) Benedetta Porcaroli e Riccardo Scamarcio. Non lo facciamo tanto volentieri, e lo ammettiamo, perché la vicenda narrata appartiene alla sfera del raccapricciante, altresì segnò la fine dell’innocenza di un Paese passato dal miracolo economico degli anni Sessanta alla “austerità” dei Settanta, che di lì a poco vissero la stagione più cruda degli Anni di piombo . Inoltre, a seguito del processo per l’orrendo Massacro del Circeo, nell’opinione pubblica si aprì il dibattito sullo stupro che, soltanto nel 1996, da reato contro la morale pubblica diventa reato contro la persona. Lo ripetiamo: soltanto nel 1996. Il film, tuttavia, ha il raro pregio di restituire il contesto in maniera non asettica, né morbosa. Precisiamo che non è una produzione originale Netflix, tuttavia dal 18 gennaio è approdato in licenza sulla piattaforma californiana, e sta conoscendo nuova fama e un certo ritorno d’interesse.
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“La scuola cattolica”, la scheda

Anno: 2021
Genere: drammatico
Lingua originale: Inglese
Soggetto: Edoardo Albinati
Regia: Stefano Mordini
Durata: 106 minuti
Scenografia: Paolo Bonfini
Cast: Benedetta Porcaroli, Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Jasmine Trinca, Fabrizio Gifuni, Valentina Cervi.
Casa di produzione: Warner Bros, Picomedia

Il trailer de “La scuola cattolica”

La trama de “La scuola cattolica”

La scuola del titolo è l’istituto San Luigi, frequentato dai “pariolini”, ovvero i residenti dell’elegante quartiere dell’alta borghesia capitolina. Ci addentriamo, dunque, dapprima, in un microcosmo variegato; poi, viene restituita con una certa introspezione psicologica la personalità dei tre aguzzini. I tre responsabili del crimine erano di agiate famiglie romane: al momento del massacro, Andrea Ghira era il ventiduenne figlio dell’imprenditore edile e campione olimpico di pallanuoto Aldo Ghira; Angelo Izzo, ventenne, era studente di medicina; Gianni Guido, diciannovenne, studiava invece architettura. Giovani evidentemente disturbati e militanti di movimenti neofascisti, nonché affascinati dal mondo del satanismo. Li osserviamo da un’ottica privilegiata, giacché il film è tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati (vincitore del Premio Strega del 2016) che era iscritto allo stesso liceo dei tre assassini. Anzi, la teoria di Albinati, espressa nel libro, è che in un certo senso l’ipocrisia della morale cattolica abbia causato quello e tutti gli altri drammi. Si passa poi al racconto della brutale aggressione, dell’omicidio e del “quasi” omicidio di Donatella Colasanti, che si finse morta. (Continua a leggere dopo la foto)

La vicenda

Era il 29 settembre 1975. Le amiche Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, rispettivamente di 17 e 19 anni, provenienti da un quartiere popolare della città, ricevettero un invito da tre giovani della Roma “bene” a una festa a casa di amici. Ha così inizio il rapimento, le sevizie, le percosse e le violenze sessuali che andarono avanti per un giorno e una notte interi, nella casa di San Felice Circeo della famiglia Ghira. Addirittura, nel mezzo delle torture, Guido si assentò momentaneamente per cenare a Roma con i suoi familiari, poi fece ritorno al Circeo e si riunì ai suoi amici aguzzini. Le ragazze furono drogate e Rosaria fu trascinata nel bagno al piano superiore della villa dove fu ulteriormente picchiata e infine annegata nella vasca da bagno. Donatella Colasanti, invece, colpita con una spranga di ferro si finse morta. Il senso si impunità e di onnipotenza dei tre mostri si precisa nella cena al ristorante che si stavano concedendo, mentre i due corpi erano nel bagagliaio dell’auto, prima di disfarsene. Donatella urlò sino a richiamare l’attenzione di un metronotte. La ragazza superstite fu portata in ospedale, ove le furono diagnosticate diverse ferite gravi e la frattura del naso, con prognosi di oltre trenta giorni, e in aggiunta le torture le avevano cagionato gravissimi danni psicologici, da cui non si riprese mai completamente. Nel processo di primo grado i tre ottennero l’ergastolo. La sentenza fu modificata in appello il 28 ottobre 1980 per Guido e ridotta a trenta anni, dopo la dichiarazione di pentimento e l’accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento, mentre fu confermato l’ergastolo per Izzo e Ghira. Grazie a palesi complicità, Ghira riuscì a fuggire in Spagna e morì a Melilla da latitante, Guido riuscì ad evadere, per poi essere ancora catturato, mentre Izzo, in regime di semilibertà, uccise altre due donne nel 2005.

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