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Gunther VI è su Netflix: la vera storia del cane più ricco del mondo. Da non perdere

04/02/2023 13:04 - Ultimo aggiornamento 09/02/2023 15:41

Non fatevi trarre in inganno: è (quasi) tutto vero, così come potremmo dire che è (quasi) tutto inventato! Spieghiamoci meglio. Per quanto possa apparire quanto meno bizzarro, Gunther VI esisteva veramente, e veramente discendeva da Gunther III, il cane più ricco del mondo. Di certo esistono o sono esistiti altri cani che vivono o hanno vissuto nel lusso dei loro padroni (pensiamo agli amati, e innumerevoli, corgi della regina Elisabetta II), ma probabilmente a nessuno è mai stato intitolato un fondo fiduciario. Una storia, quella raccontata dalla docuserie statunitense in quattro episodi, ideata da Emilie Dumay e Aurelien Leturgie, che Netflix ha rilasciato da mercoledì primo febbraio. Scopriamo se la contessa tedesca Karlotta von Liebenstein fosse un personaggio di fantasia o colei che realmente, nel 1992, alla sua morte, lasciò la bellezza di 80 milioni di dollari dell’epoca (138 miliardi di vecchie lire) a Gunther III e, dunque, alla sua discendenza. Il pretendente a tale cospicuo patrimonio sarebbe dovuto essere il figlio della contessa, scomparso prematuramente. Tutto ciò scritto sinora si muove sul crinale tra mito e realtà. Dunque, approfondiamo meglio.
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Gunther netflix vera storia
La (finta) contessa, insieme a Gunther III

“I milioni di Gunther”, il trailer

La storia che è dietro “I milioni di Gunther”

La contessa von Liebenstein, almeno questo possiamo svelarlo, non è mai esistita, non con questo nome: è, vera, però la storia del cane con fondo fiduciario, nonché ex presidente (onorario) del Pisa Calcio tra il 2002 e il 2005. Come è stato possibile, allora? L’eccentrico Maurizio Mian, proprietario di Gunther e gestore dei suoi beni, è al centro della docuserie di Netflix. È lui l’autore di quella che potremmo definire una bufala a lungo termine, ma una bufala a metà: Gunther e i suoi milioni sono reali. Infine, nel 1995, lo stesso Mian ha ammesso che la contessa von Liebstein non è mai esistita: era un personaggio allegorico, dietro cui si celava un’amica di famiglia, sì tedesca, ma non una contessa. È lei che appare nelle foto che vi mostriamo. Mian non ha, tuttavia, voluto dare il suo nome. Nella serie Antonella Signorini, che era la fidanzata dell’epoca di Maurizio Mian e che compare assieme ad altre testimonianze, tra cui quella dell’onnipresente Maurizio Corona, spiega che il capostipite dei Gunther era in realtà suo, e che lo aveva chiamato con quel nome germanico in onore… al marito di Brigitte Bardot. Insomma, la “Fondazione Gunther” era un’abile macchinazione per ottenere agevolazioni fiscali, ma è pur vero che il fondo fiduciario è stato gestito con accuratezza, incrementando notevolmente il suo patrimonio, sino ai 400 milioni di dollari. (Continua a leggere dopo la foto)

Chi è Maurizio Mian e perché ha (parzialmente) inventato la storia di Gunther?

Egli stesso si racconta nella docuserie. Nato a Pisa nel 1956, la famiglia di Mian possedeva una importante azienda farmaceutica. Quando, nel 1992, la madre morì, ha pensato bene – come detto, per motivi essenzialmente fiscali – di creare la fondazione, romanzando un po’ tutta la vicenda: la contessa era in realtà la madre, che lo ha nominato unico erede del suo patrimonio, mentre dietro il figlio della contessa von Liebenstein si nascondeva invece un altro amico di famiglia, morto suicida a 26 anni. (Continua a leggere dopo la foto)

La (vera) vita di Gunther VI

Ad ogni modo, c’è di vero che, come racconta la docuserie, Gunther ha fatto la “bella vita” assieme all’imprenditore farmaceutico, di cui il cane era prestanome per i suoi investimenti in importanti club sportivi, agenzie mediatiche e beni di lusso (tra i quali, come si vedrà nella serie, le lussuose ville di alcune celebrità, quali Madonna e Sylvester Stallone). Mian è stato anche proprietario della squadra di calcio del Pisa, dal 2002 al 2005, e il vice onorario era proprio Gunther. Se la contessa amica della madre Mian non è mai esistita, Maurizio Mian ha alimentato per diversi lustri la leggenda metropolitana. Di vero c’è che il cane Gunther ha sempre condotto una vita piuttosto agiata: ha avuto posti riservati agli stadi, addirittura delle guardie del corpo e, ovviamente uno chef personale, vivendo nel lusso assieme al bizzarro imprenditore farmaceutico e agli altri frequentatori delle ville di Gunther.

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FONTI

Netflix, La Stampa, IMDb