
Il coinvolgente film in bianco e nero di Sam Levinson, con protagonisti Zendaya e John David Washington (il figlio del grande Denzel, che troviamo su Netflix anche in The Piano Lesson), si presenta come un’opera che vive in tempo reale: una sola notte che si dilata in un’onda continua di emozioni.
Un Moderno Chi Ha Paura di Virginia Woolf?
Girato quasi interamente in un’unica abitazione, Malcolm & Marie evoca immediatamente il celebre dramma di Edward Albee, Chi Ha Paura di Virginia Woolf?, dove l’amore si trasforma in un terreno di scontro tra ego e rancori. Levinson propone una rivisitazione contemporanea, sia a livello tematico che visivo, con un bianco e nero freddo e geometrico, caratterizzato da inquadrature ampie, angolazioni dall’alto e composizioni precise che richiamano lo stile di Helmut Newton e Jean-Luc Godard. La telecamera pare un terzo interlocutore, che si muove fluida e invadente tra i protagonisti.
Ogni inquadratura ampia sottolinea la distanza emotiva tra i due amanti, accentuata dalla scenografia architettonica che li ritrae splendidi ma profondamente soli. Quando Marie si aggira nel giardino o Malcolm la cerca da una stanza all’altra, quegli spazi si trasformano in labirinti di emozioni. La geometria li isola. Nel contempo, i primi piani sono taglienti, smascherano paure, vergogne e dolori di un’intimità nuda davanti a chi si ama e si teme di perdere.
Il ritmo del real time
I dialoghi scorrono con la naturalezza di una conversazione quotidiana: casuale, tagliente, talvolta sovrapposta, conferendo al film una teatralità in tempo reale. L’effetto è intenso e quasi soffocante: un’altalena di potere, un gioco di dominio e ritiro che trasforma il privato in una performance pubblica.
Talvolta la tensione accumulata diventa opprimente — l’intensità emotiva risulta psicologicamente faticosa per chi guarda. Ma questa claustrofobia è parte integrante del racconto: Levinson imprigiona i personaggi (e lo spettatore) in un vortice di amore ed ego, dove ogni ferita, anche minima, si tramuta in un conflitto aperto.

La Lezione di Zendaya
Zendaya si conferma in una performance di straordinaria naturalezza e profondità, rendendo Marie un ritratto di dolore e sfida. La sua immobilità e le frecciate che scaglia al cuore e all’ego di Malcolm spesso pesano più di un’esplosione rabbiosa. Zendaya incarna il dolore di una donna che teme di essere dimenticata appena i riflettori si spostano, consapevole che il suo amore venga dato per scontato.
Il dolore di Marie va oltre la semplice ferita emotiva dettata dal recupero dalla dipendenza, una storia che Malcolm ha usato senza nemmeno riconoscerla. Come dice Marie, “Quando sai che qualcuno ti ama, smetti di vederlo — finché non rischi di perderlo.” Questa frase aleggia come un fantasma lungo tutto il film.
La sua sfacciataggine fredda — ironica, tagliente, impassibile — evita che la discussione scada nella disperazione. È la sua corazza, un istinto di sopravvivenza. Zendaya passa con controllo dal momento di fragilità a quello di feroce determinazione, rivelando la complessità di una donna che vede svanire la propria identità sotto la narrazione altrui.
L’ego contro l’eros
Malcolm, al contrario, è tutto intensità, spavalderia e insicurezza. Le sue battute mostrano un carattere egocentrico e un’emotività spesso cieca. Il suo amore si presenta talvolta come una forma di vanesia autocelebrazione — come se salvare Marie dal suo tormento gli permettesse di sentirsi l’eroe capace di amare e redimere un’anima ferita. Trasforma il proprio dolore in arte, ma così facendo si appropria della sua storia, lasciando lo spettatore a interrogarsi su dove finisca l’ispirazione e dove inizi lo sfruttamento.
La loro relazione diventa un vero e proprio studio sulle sfumature emotiva: ego contro amore, creazione contro sfruttamento. Il risultato è un film dove affetto, crudeltà, ironia e vulnerabilità coesistono nello stesso respiro.
Un punto di non ritorno
Malcolm & Marie sembra raccontare due persone che parlano fino a superare il limite del perdono. Ciò che inizia da un semplice ringraziamento dimenticato diventa un’autopsia della loro intera relazione, con rancori e insicurezze messi a nudo. Alla fine, tra loro sembra esserci troppa verità per poter tornare a guardarsi allo stesso modo.
È un film su come l’amore possa marcire sotto il peso dell’ego e su come una sola discussione possa riaprire vecchie ferite rendendo l’intimità tossica. Levinson cattura il bellissimo terrore di essere conosciuti fin troppo bene — e la tragedia di scoprire che essere visti non significa sempre essere amati.
Verdetto:
Un capolavoro visivo, intenso psicologicamente ed estenuante emotivamente, a due voci — Malcolm & Marie è in parte un photo essay di Helmut Newton, in parte un sogno febbrile alla Godard. Spinge lo spettatore al limite, richiedendo attenzione anche nei momenti più complessi.
Malcolm & Marie è disponibile in streaming su Netflix ora.
⭐️⭐️⭐️⭐️ (4/5)

