È la seconda serie tv originale italiana più vista su Netflix in Italia (dietro solo al fenomeno dilagante di Mare Fuori), in Germania, Austria e Belgio, e compare persino nella Top 10 di Stati Uniti e Regno Unito, eppure v’è chi dice “Ne ho vista una puntata e ho abbandonato per sdegno. Stravolgimento ingeneroso”: ha del clamoroso quanto affermato da Marilena Jahier Togliatto, la pronipote di Lidia Poët, la prima avvocatessa italiana, al centro della fortunata serie con Matilda De Angelis, che pare proprio non aver gradito la vicenda, “troppo romanzata”, della donna da cui discende e che è visibile su Netflix dal 15 febbraio scorso. La donna, classe 1948, è una dei pochi discendenti di Lidia Poët, giacché né lei né il fratello hanno avuto figli. (Continua a leggere dopo la foto)
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“La legge di Lidia Poët”, la pronipote boccia la serie
Tra Pinerolo e Pomaretto, nel torinese, esiste una comunità valdese, la stessa cui apparteneva Lidia, e ancora troviamo alcuni discendenti indiretti dell’avvocatessa, la prima avvocatessa d’Italia. Ad esempio, Valdo Poët, classe 1941, è parimenti critico come la sua parente verso la serie Netflix, quantunque ammetta di non aver visto neppure una puntata. Infatti: “Mi sono bastati i racconti: io l’ho conosciuta quando avevo 7 anni a Diano Marina (il borgo ligure in cui è morta la stessa Lidia, Ndr) , ma me ne hanno sempre parlato come di una donna serissima, dedita soltanto allo studio, elegante e riservatissima”, afferma, come leggiamo su La Stampa, il quotidiano di Torino. “Magari ne vedrò qualche pezzo registrato da qualcuno”, concede. Tornando a Marilena Jahier Togliatto, che almeno una puntata l’ha vista, è stato proprio quanto accaduto nel primo episodio che l’ha sconcertata. In particolare, come afferma rivolgendosi al giornalista, “quella scenaccia di sesso all’inizio della prima puntata” pare averla disgustata; “E ha esaminato il linguaggio in cui scade a volte Lidia? È vero, è una fiction, ma nell’Ottocento quelle parolacce manco esistevano”. Altre inesattezze storiche sono messe in luce dalla pronipote, come il fatto che Lidia non abbia mai vissuto né a Torino né mai in una grande villa, ma la sua residenza è sempre stata a Pinerolo, “in una dimora storica del centro”. Insomma, giudizio complessivamente molto negativo, quello della discendente. Ella ritiene che un conto sia romanzare, tuttavia il personaggio “che tanto bene ha fatto alla storia dell’emancipazione femminile” è molto storpiato e soprattutto è “ingeneroso”. E “di segno opposto al senso che ha voluto dare alla sua esistenza la mia lontana prozia”. Un’altra inesattezza? “Neppure il fratello di Lidia era sposato, mentre nella serie appare una moglie: loro due vivevano soli con la servitù, erano una famiglia molto agiata ed entrambi pensavano solo ed esclusivamente al lavoro”. (Continua a leggere dopo la foto)
“La legge di Lidia Poët”, tra verità e fiction
Ci troviamo nella Torino di fine Ottocento, la giovane Lidia è laureata in giurisprudenza e abilitata alla professione forense. Comincia a lavorare nello studio del fratello Enrico (Pier Luigi Pasino) ma proprio per il suo essere donna interviene una sentenza della Corte d’Appello che le vieta la professione. Ha così inizio una battaglia legale epocale, che ha cambiato la posizione della donna nella società italiana. La vera Lidia Poët si laureò in giurisprudenza nel 1881, con una tesi che riguardava la condizione femminile nella società e, dopo due anni di praticantato, superò l’esame di abilitazione alla professione forense e venne iscritta all’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino. La sentenza di cui abbiamo accennato, però, ne bloccò la carriera: la legge dell’epoca, infatti, consentiva gli “uffici pubblici” esclusivamente agli uomini. Lidia, comunque, continuò a collaborare con suo fratello Enrico nonostante la mancata iscrizione all’Ordine, che arrivò solo nel 1920, grazie alla legge Sacchi. L’impegno protofemminista di Lidia Poët si precisò anche nella adesione al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1903.
Matilda De Angelis, la bellissima interprete di Lidia Poët
È recente l’affermazione di Matilda De Angelis, d’altronde l’attrice del momento ha solo 27 anni. Il ruolo di Giulia in Veloce come il vento, nel 2016, le vale il trionfo al Taormina Film Fest, dove riceve il premio come miglior rivelazione. Vince anche il Premio Guglielmo Biraghi. Viene candidata come migliore attrice protagonista ai David di Donatello 2017 e viene anche proposta nella cinquina del premio per la miglior canzone originale, Seventeen. Ma sarà nel 2020 l’occasione della vita e la sua consacrazione internazionale: partecipa a The Undoing – Le verità non dette, miniserie HBO ad alto budget e grande successo di Sky, accanto, come detto, a Nicole Kidman e Hugh Grant. Lo stesso anno recita assieme ad Elio Germano nel film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, con il quale si aggiudica il David di Donatello 2021 per la migliore attrice non protagonista. (
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