“La ragazza della palude”, la recensione di Netflixmania. Il film diretto da Olivia Newman, tratto dall‘omonimo romanzo della scrittrice americana Delia Owens -dal titolo originale Where the Crawdads Sing, letteralmente “Dove cantano i gamberi”, pubblicato negli Stati Uniti nel 2019 e con 12 milioni di copie vendute- è stato ‘bocciato’ dalla critica del Rotten Tomatoes . Strano per un film che, sullo stesso sito, ha raggiunto un punteggio del 96% da parte del pubblico, non credete? “Daisy Edgar-Jones ce la mette tutta, ma Where the Crawdads Sing non riesce a condensare il materiale di partenza in un dramma coerente dal punto di vista tonale“, è stato il commento della critica sull’autorevole sito web di recensioni. Per gli esperti, il film non merita di raggiungere neanche il 50%, fermandosi al 36. In questo articolo proveremo a esprimere un nostro punto di vista a freddo sul film, visto che quello a caldo sarebbe appassionato e decisamente coinvolto di fronte alla commovente storia della giovane e temeraria Kya. Buona lettura! (Continua a leggere dopo la foto).
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La trama: la natura è in continuo cambiamento, come la vita
Se c’è qualcosa che in Kya resta decisamente vincolante nel corso della trama è che “nessuno è veramente disposto a restare”. La giovane donna, che vive in solitudine immersa nel paesaggio palustre del North Carolina, ha imparato che nella vita tutto è soggetto a un cambiamento. “Siamo tutti di passaggio”, afferma la protagonista, mentre osserva le piume lasciate dagli abitanti dei cieli che sovrastano i suoi boschi. Il messaggio è forte quanto vero: la trama del film potrebbe a tratti togliere il fiato, poiché forte, intensa e ricca di allegorie. Fin da piccola la protagonista apprende due lezioni di vita molto importanti: quella dell’ impermanenza, in seguito all’abbandono della madre, e quella dei limiti, che non sempre la natura umana sa rispettare.(Continua a leggere dopo la foto).
Una storia di solitudine, abbandono e violenza
“Una cosa ho imparato da mio papà: gli uomini violenti devono avere l’ultimo pugno”. Kya non conosce il mondo eppure la sua vita nella palude è riuscita a esporla al rischio: la vita è in continuo cambiamento ed è anche imprevedibile. Come le maree che si alzano, come la paura che sopraggiunge all’improvviso, come l’amore che può deludere, come la violenza, sempre illegitima, che giunge senza preavviso.
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“Vivere isolata era una cosa, vivere nella paura era tutt’altro” – Kya nel film
Il cast: Daisy Edgar-Jones è una stella che merita di brillare
A vestire i panni della protagonista Daisy Edgar-Jones. Tra i commenti degli utenti sul Rotten Tomatoes si legge: “Daisy Edgar-Jones è stata la scelta perfetta per il casting di Kya. I difetti sono evidenti ma perdonabili”. Esiste, forse, un velo invisibile che potrebbe confondere il punto di vista sulla recitazione della giovane e promettente attrice britannica (reduce da “Pond Life”, “Normal People Confessions” per la quale ha ricevuto la candidatura al BAFTA Television Award, al Critics Choice Television Award e al Golden Globe). Questo velo rischia di fare dimenticare allo spettatore che Kya, pur desiderando la propria crescita personale, è consapevole di non avere le forze necessarie per conoscere il resto del mondo. Anche nel bel mezzo del processo, quando la corte sta per decidere se Kya è o non è colpevole della morte dell’ex fidanzato, lei continuerà a ritrarre un uccello del bosco sul suo album da disegno. (Continua a leggere dopo la foto).
Kya, la donna-lupo può vivere in una palude?
Appuntare ciò che vive nella palude ed è pur sempre di passaggio diventa per Kya un esercizio attraverso cui allenare l’anima all’attesa, piuttosto che all’azione. Per chi ha già visto il film, la caratterizzazione del personaggio di Kya potrebbe non essere stata impresa facile. Giudicata come la strana e inquientante ragazza della palude dagli abitanti del posto, protagonista di leggende e storie bizzarre sul suo conto (la strega o la donna-lupo), Kya sceglie dignitosamente il silenzio. In sintesi, di fronte allo sguardo di Kya, saremmo tentati a riconoscere molta forza, dimenticando che la storia della ragazza della palude è soprattutto una storia di abbandono e di fragilità. Nell’immaginario collettivo, la donna-lupo sa difendersi e appare come uno spirito libero, ma è anche una creatura che vaga solitaria e che ulula affinchè possano finalmente riconoscere la sua presenza nel mondo. In tutto ciò, la palude non è di certo il suo habitat naturale.
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Le location: qual è il reale significato della palude?
“Dall’età di 6 anni Kya si aggira completamente sola tra canali e canneti, con qualche straccio addosso e a piedi nudi. Ha al suo attivo un solo giorno di scuola, ma la palude e le sue creature per lei non hanno segreti: la nutrono, la cullano, la proteggono, sono maestre e compagne di giochi“, così recita la sinossi ufficiale del film ispirato all‘omonimo bestseller di Delia Owens. D’altronde anche la produttrice del film, Reese Witherspoon, ha definito il romanzo da cui è tratto “una lettera d’amore per l’infanzia nel Profondo sud”. La storia è ambientata nel suggestivo paesaggio palustre della Carolina del Nord, ma si sviluppa metaforicamente anche dentro la trama stessa del film. (Continua a leggere dopo la foto).
Le acque delle paludi, così come gli alberi del sottobosco circostante, sono elementi depositari di una preghiera e di una richiesta sempre viva: che la madre di Kya possa un giorno tornare. Al di là della ciclicità stagionale, la palude appare sempre immobile e uguale a se stessa: esattamente come un caldo abbraccio materno. Kya vive nell’abbandono e nel trauma di aver perso quell’abbraccio: la palude non restituirà mai quel calore eppure Kya, nonostante le evidenze, si lascerà illudere fino al suo ultimo respiro.
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