
Nel nuovo Frankenstein di Guillermo del Toro, gli occhi raccontano più delle parole. Lo ha detto il regista stesso: “Io scelgo gli occhi degli attori, perché è da lì che nasce il personaggio.” Ed è attraverso gli sguardi di Oscar Isaac, Jacob Elordi e Mia Goth che prende vita questa versione visionaria e struggente del romanzo di Mary Shelley, dove mostri e uomini si specchiano l’uno nell’altro. Il risultato è un’opera di rara intensità visiva e umana.
Del Toro, che da sempre reinventa i miti con poesia e terrore, ha costruito un cast “da morire” – come scrivono oltreoceano. Ogni interprete incarna una parte dell’anima del film: l’ambizione di Victor, la fragilità della Creatura, la compassione di Elizabeth. “Ci sono tre generazioni di uomini, tre mostri, tre dolori che si rispecchiano,” spiega il regista. E in mezzo, una donna che rappresenta la possibilità di redenzione.

Oscar Isaac è Victor Frankenstein, lo scienziato che osa sfidare la morte. Del Toro e Isaac lo immaginano come un artista maledetto, più vicino a un musicista rock che a un folle visionario. “È un bohemien provocatore,” racconta l’attore, “un uomo che entra in laboratorio come su un palco.” La sua interpretazione unisce genialità e tormento, ambizione e rovina. Dopo Dune e Scenes from a Marriage, Isaac conferma di essere uno degli attori più magnetici della sua generazione.

Tra le rivelazioni più luminose del film c’è Mia Goth, che interpreta Elizabeth Lavenza, la fidanzata di Victor e la sua bussola morale. La sua performance, già acclamata dalla critica, ancora il film in una struggente umanità. Goth non fa di Elizabeth una vittima passiva, ma una donna lacerata tra devozione e terrore, tra amore e presagio. La sua presenza eterea, che molti ricordano da X e Emma, diventa qui qualcosa di tragico e primordiale: lei è la vita stessa, fragile, desiderosa, condannata. Alla Mostra di Venezia, i critici l’hanno definita “una tempesta silenziosa”, capace di trasformare l’orrore grandioso del film in un’emozione intima e universale.
Jacob Elordi, star di Priscilla e Saltburn, è invece la Creatura. Fragile e potente, poetica e brutale, la sua interpretazione è già tra le più acclamate dell’anno. Elordi ha studiato danza butoh e persino i movimenti del suo golden retriever per restituire la fisicità di un essere appena nato, in cerca di identità. “Guillermo mi ha detto che non sarebbe stato solo un film, ma una metamorfosi,” racconta. “È stata un’esperienza che mi ha cambiato per sempre.”

L’attore australiano, amatissimo anche per il film Intreccio di destini, conferma qui la sua crescita artistica: da idolo romantico a interprete profondo, capace di fondere fisicità e poesia. Il suo mostro non spaventa, commuove — un’anima che si risveglia in un mondo incapace di amarla.
Dietro le quinte, l’ossessione per il dettaglio è assoluta. Elordi ha indossato 42 protesi diverse, ore di trucco al giorno e persino una lente marrone per alterare lo sguardo. “Dal momento in cui entravo nel trailer del trucco, la performance cominciava,” racconta a Tudum. Del Toro lo descrive come “un cinema dell’anima”: un viaggio nel perdono, nella colpa e nella possibilità di essere umani.
Christoph Waltz è Henrich Harlander, il potente benefattore degli esperimenti di Victor e figura decisiva nel determinare la direzione — morale e materiale — della ricerca. Due volte premio Oscar, Waltz è noto per Inglourious Basterds, Django Unchained, Alita: Battle Angel e No Time to Die.
Christoph Waltz è Henrich Harlander, il potente benefattore degli esperimenti di Victor e figura decisiva nel determinare la direzione — morale e materiale — della ricerca. Due volte premio Oscar, Waltz è noto per Inglourious Basterds, Django Unchained, Alita: Battle Angel e No Time to Die.

